Unico e inimitabile. Il Safari Classic ci ha fatto riscoprire ancora una volta il vero Safari. Una maratona sugli sterrati africani durata ben 8 giorni con 1500 km di prove, tra i vari lunghi tratti rettilinei col gas a tavoletta o in quelli più sconnessi e impervi da affrontare con la massima attenzione. E poi non trascurabile il fascino immortale delle storiche: dalle sempreverdi Porsche 991 fino al fantastico sound del V6 delle Datsun o del corposo V8 delle Rover Vitesse o Triumph.

Il Safari Classic ricalca le orme del vecchio Safari Rally che in realtà era più un’avventura che un rally vero e proprio. Per rendervi l’idea basta dire che la gara si svolge su strade che non sono chiuse; si corre quindi superando motorini, autobus o vere e proprie carovane… e qualche volta dovendo schivare anche Zebre e altri membri della fauna locale. Una corsa anche rischiosa ma che ricalca fedelmente lo spirito di quel Safari che fu.

BLOCK E SANDELL SI PRENDONO LA SCENA, A CHAGER LA GLORIA

Lo spirito di avventura della corsa può tradire l’immaginario collettivo riguardante questa competizione. In realtà è stata gara vera e propria! Tra i tanti al via c’erano 7-8 equipaggi con seri intenti “bellicosi”. E così ci ha provato subito Ken Block su una Porsche 911 a dare show e…. a strafare. Già perché il Safari come tutti quei rally più lunghi e tortuosi, va gestito molto con la testa. La fortuna non ha sorriso al funambolico pilota americano che inizialmente era andato in testa dando anche parecchio spettacolo. Block si è fermato sulla PS11 dopo aver preso una buca che ha rotto una sospensione. La prova in realtà era stata annullata ma la direzione gara non ha fatto sconti affibbiando 2 ore di penalità a Block-Gelsomino.

La Porsche 911 del vincitore Baldev Chager

Ad emergere poi sono stati Baldev Chager e Patrik Sandell, entrambi su Porsche 911 ma di due preparatori diversi. Lo svedese Sandell sembrava poter prendere margine sull’avversario keniota ma un’improvviso cedimento di un semiasse nel giorno 6 ha privato il nordico di una possibile vittoria.

Ian Duncan ha portato sul podio la Rover Vitesse (Foto: East African Safari)

A vincere alla fine è stato proprio il pilota esperto conoscitore del Kenya, Baldev Chager. Già campione nazionale per ben 4 volte, Chager è stato quello che ha meglio interpretato la corsa, gestendo bene il mezzo e spingendo forte solamente quando era necessario. Dietro il campione keniota navigato dallo scozzese Sturrock hanno chiuso Sundell-Bolinder sempre su Porsche 911, e l’ex vincitore Safari su Rover Vitesse V8 Ian Duncan, molto abile a centrare l’obiettivo podio che si era prefissato sin dal via. Più staccato al 4° posto ha chiuso Lee Rose che ha fatto un’ottima gara trovando la vittoria di Gruppo 2 sulla mitica Ford Escort RS 180. La prima delle Datsun 240Z ha chiuso 8^ con Piers Daykin. Bravi anche i debuttanti Federico Polese e Nicola Arena che hanno portato a termine la loro impresa al 10° posto assoluto sulla Porsche 911 preparata dalla scuderia britannica Tuthill, specializzata sulla preparazione delle sportive della casa di Stoccarda.

Tra i ritiri illustri va segnalato quello prematuro di Carl “Flash” Tundo messo KO dalla rottura del motorone V8 della sua Triumph TR7. Gran peccato.

Nel Gruppo 4 ha ottenuto la vittoria tra le piccole la Skoda 130LR condotta in gara da Glen Edmunds e Jiri Kotek. In lizza per la vittoria di classe erano presenti addirittura delle Renault 4 portate in gara da due piloti portoghesi che si sono imbarcati nell’impresa.

Una delle stupende Datsun in gara nel Safari Classic
UN FUTURO IN CRESCENDO PER IL SAFARI CLASSIC?

Con la presenza di un personaggio mediaticamente importante come Ken Block, l’edizione 2022 del Safari Classic ha fatto davvero un buon colpo. Così come è accaduto per la Dakar, dove i nomi di Sainz-Loeb e altri rallisti hanno aiutato ad allargare il pubblico che segue la competizione, anche per il Safari il colpo Ken Block potrebbe aver dato una bella spinta per l’immagine della gara. E’ un rally speciale, che già da anni ha fatto parlare di se per l’ottima organizzazione. Il resto poi l’ha fatto la gara stessa, con la sua fantastica cornice. Chiaro, un Safari così non sarebbe nemmeno lontanamente immaginabile per il Mondiale Rally. Ma forse è meglio così. L’augurio è quello di vedere una gara in crescita anche in futuro e con una copertura media sempre migliore. Il Safari Classic merita davvero una grande vetrina!

Francesco Santovito

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Francesco Santovito

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