foto da dakar.com

Era già nell’aria. Del sentore si aveva già ancor prima dell’inizio della Dakar 2022. Ad oggi è comunicazione ufficiale che la Yamaha non continuerà il progetto Rally Raid e Cross Country su due ruote. In realtà hanno deciso di spostare l’attenzione su una nuova categoria che sta prendendo piede, anche sotto l’aspetto dello sviluppo: i T3 – o Side by Side che dir si voglia – hanno avuto un incremento incredibile nell’ultimo biennio, registrando prestazioni degne di nota. Ne è la dimostrazione infatti del risultato ottenuto da Saleh Al-Saif al Jordan Baja di poco tempo fa. Come ben sappiamo la casa giapponese al momento ha in produzione un SXS, il YXZ1000R, con cui ha preso parte a diverse competizioni. Lo stesso team X-Raid ha proposto il proprio mezzo lavorando sulla base dell’affidabile e veloce mezzo leggero. Per questo motivo apparente l’attenzione di Yamaha Japan e Yamaha Europe si è rivolta maggiormente alle quattro ruote, dovendosi così separare dal progetto a due ruote tassellate.

In realtà il progetto due ruote non è stato completamente abbandonato; di fatti lo sviluppo si concentrerebbe sul Tènere 700moto con la quale dovrebbero correre l’Africa Eco Race – che ha anche un ritorno di mercato. Cosa invece che non ha il 450, usato alla Dakar fino a poco tempo fa, in quanto è un vero e proprio prototipo con il telaio derivato dal mondo del cross. I risultati ultimamente non sono stati degni di nota, soprattutto per il misfatto della Dakar 2021. In questo modo però, tre piloti si ritrovano appiedati: Ross Branch, Adrien Van Beveren e Andrew Short.
Il primo, che ha saputo dire la sua più di una volta ha già trovato casa, in Hero. Ma ciò ve lo spiegheremo meglio in un altro articolo. Il francese e l’americano tuttavia sono ancora in dubbio e nonostante siamo ancora a marzo, il tempo scorre.
E’ un duro colpo non solo per i piloti che cavalcavano la potente quattremmezzo, ma anche per noi appassionati. Quarantaquattro. Quarantaquattro sono le presenze alla Dakar. Sono davvero un sacco, uno sbardavello, un casino…o come dir si voglia nella vostra zona d’origine. Ha dato vita a campioni di spessore, con dei risultati incomparabili. Stiamo parlando niente di meno che di Stephane Peterhansel; il francese ha guadagnato ben sei vittorie alla Dakar con il marchio giapponese.

#1 Stephane Peterhansel – Dakar 1998 – Yamaha XTZ 850

L’ultima, probabilmente la più memorabile, nel 1998 contro lo squadrone austriaco KTM che sembrava imbattibile. C’erano solo Stephane, la sua XTZ 850, supportato da Yamaha Motor France con a capo niente poco di meno che Jean Claude Olivier. All’arrivo un sospiro e una lacrima rigano il volto del campione francese. Nove KTM ai primi dieci posti, ma quell’uno fece la differenza. La pesante bicilindrica ebbe la meglio sulle leggere LC4 660 bialbero, collezionando il nono successo nella gara più dura del mondo.

Se Yamaha alla fine dell’anno lascia, posso tornare a Dakar solo con quattro ruote. Sono troppo legato a questo marchio per accettare altre offerte.” 

Yamaha lasciò e così di rinpetto Stephane. 
Nel 2004 un ritorno interessante: la casa giapponese sperimenta la trazione integrale. In realtà il sistema vide la luce su un TT600 nel 1999, per poi essere sviluppato e messo in pratica su un WR426F di inizio anni 2000. Un gran successo al Rally del Marocco, e nel 2003 il sistema venne inserito sulla nuova WR450F. Quest’ultima, con la nuova tecnologia 2-Trac, verrà portata alla Dakar da David Fretignè. Il pilota francese arriverà al settimo posto, togliendosi la soddisfazione di aver vinto due tappe. Sembrava il futuro, ma il progetto venne accantonato e mai più portato avanti. Guardandoci indietro, vediamo i successi di Cyril Neveu con la storica XT500 e del nostro Edi Orioli a fine anni ’90. In tempi più recenti ricordiamo il terzo posto nel 2009 per Rodrigues, quando la gara debuttò in Sud America e la sfortuna sfacciata di Adrien Van Beveren nel 2018.

Sarà un tassello mancante davvero importante, ma speriamo che, ritorneranno un giorno più agguerriti che mai.

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