Sebastien Ogier è umano. No, non mi riferisco al lato sportivo.

Questo Montecarlo poteva vincerlo come poteva perderlo: non è la prima e ultima volta che si gioca la gara sul filo di lana. Nel 2019 lo vinse battendo Neuville, regalando il successo numero 100 a Citroen e quella che poteva sembrare l’inizio di una bella storia, interrottasi bruscamente solo qualche mese dopo. Nel 2020 fu il belga ad avere la meglio, esattamente come quest’anno.

Forse per la prima volta è apparso il suo lato umano. Il dolore troppo forte per la perdita di una persona cara, la commozione durante le interviste al termine della prova speciale numero 5 ed il commosso saluto alla fine della Power Stage conclusiva, una parte di lui che solo chi lo conosce bene aveva già vissuto in passato.

Per un attimo il campione Ogier, polemico, critico e mai sazio di vittorie, ha lasciato spazio a Sebastien, un uomo di 40 anni che come tutti noi prova dei sentimenti, gioia o dolore, esattamente come chi a bordo strada lo guarda sfrecciare in gara.

Solamente lui sa quanto il suo stato d’animo abbia influito realmente nel bilancio del suo Montecarlo, senza nulla togliere agli straordinari meriti del Neuville pressoché perfetto di questo weekend. La vittoria poteva essere il miglior regalo per la persona cara, la sconfitta la scusa dietro la quale ripararsi per giustificare una prestazione scadente. Discorsi da bar tra amici, che vanno lasciati al bar appunto, tra un giro di prosecco e l’altro.

Di sicuro per molti questo lato di Ogier è assolutamente inedito, unico e davvero autentico, allontanandolo almeno per un momento dall’immagine del pilota burbero, sempre pronto a stuzzicare gli avversari per le posizioni di partenza sfavorevoli, per le gomme italiane scadenti o per tanti altri fattori che ai più lo hanno reso sportivamente antipatico.

Ma chiunque abbia un cuore, vedendo quelle immagini, ha provato sicuramente un po’ di empatia nei confronti dell’uomo, mettendo in secondo piano tutto il resto.

Perché tolta la tuta, il casco, le onorificenze e l’immenso albo d’oro, Sebastien Ogier è umano, proprio come noi.

Ed è bello così.

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