“Metà dei distributori chiusi”, è ALLARME BENZINA: sta per finire | Il governo non ci può fare proprio niente
Stazione di servizio chiusa la benzina è finita (Canva foto) - www.rally.it
Carburante sempre più raro, con stazioni di servizio chiuse e cittadini in fila per pochi litri di benzina.
La scena che si presenta agli automobilisti è sempre più surreale: strade affollate non per il traffico, ma per le lunghe file davanti ai distributori. Chi riesce a trovare aperto un punto di rifornimento deve armarsi di pazienza, perché il pieno è diventato un’impresa che può durare ore. Alcuni raccontano di aver attraversato intere città per racimolare appena pochi litri di carburante.
La tensione si è spostata anche sui social, dove gli utenti condividono immagini e racconti di code interminabili. La diffusione di hashtag legati alla crisi del carburante ha trasformato l’ansia individuale in un fenomeno collettivo, spingendo molti a fare scorte nonostante i divieti. In questo modo, però, il rischio di esaurimento si è moltiplicato, accentuando il senso di emergenza.
Non sono pochi i cittadini che iniziano a ridurre gli spostamenti non essenziali, per paura di restare a secco. Questo ha ripercussioni dirette sulla vita quotidiana: c’è chi rinuncia ad andare al lavoro in auto, chi limita le visite ai parenti e chi abbandona temporaneamente la propria vettura, incapace di affrontare le attese snervanti. Il carburante, da bene comune, si è trasformato in una risorsa quasi di lusso.
Secondo alcuni osservatori, la crisi non è soltanto logistica ma anche psicologica. L’idea che un gesto semplice come fare rifornimento diventi complicato colpisce la popolazione nel profondo, alimentando rabbia e sfiducia.
Il peggioramento registrato nelle ultime settimane
La situazione, già difficile, ha subito un ulteriore peggioramento a partire dall’estate. In diverse regioni, tra cui la capitale, i cittadini denunciano la difficoltà a trovare benzina disponibile. Secondo i media locali, la produzione di carburante è calata di circa il 10% negli ultimi due mesi, con effetti immediati sull’approvvigionamento.
Ad agosto gli attacchi con droni ucraini hanno ridotto del 17% la capacità di raffinazione, una perdita che equivale a circa 1,2 milioni di barili al giorno. Come sottolineato da La7, questa contrazione ha contribuito a scatenare una vera emergenza interna, che ora colpisce anche le aree più urbanizzate e non solo le zone periferiche.

Il cuore della crisi e i territori più colpiti
Al centro dell’emergenza si trova la Crimea, dove metà dei distributori risultano chiusi e le poche stazioni operative vengono prese d’assalto. Lo stesso accade a Sebastopoli, dove gli automobilisti raccontano di code che bloccano interi quartieri. Il panico, amplificato dai social, ha reso il carburante una merce introvabile.
Neppure Mosca è stata risparmiata: nella capitale e nella regione circostante i residenti segnalano crescenti difficoltà nel fare rifornimento. Il fenomeno ha ormai assunto dimensioni nazionali e sembra destinato a proseguire, perché le infrastrutture energetiche faticano a compensare la perdita di capacità.
