Scandalo multe, anche se hai pagato te ne fanno un’altra e devi pure stare zitto | Ti tolgono i soldi dal portafogli, la legge è assurda
Parchimetro e problemi (Depositphotos foto) - www.rally.it
Una vicenda surreale accende il dibattito: puoi pagare il parcheggio e ritrovarti comunque con una multa da contestare.
A volte basta davvero poco per scatenare un pasticcio. Tipo parcheggiare, fare il proprio dovere e pagare, ma ritrovarsi comunque con una multa sul parabrezza. Chiunque abbia avuto a che fare con un parchimetro sa quanto possano essere stressanti quei pochi minuti, tra monete che cadono e macchinette che si bloccano. E mentre cerchi di risolvere la cosa, c’è già qualcuno pronto a staccarti un bel verbale.
Sembra quasi una barzelletta, ma in realtà è la fotografia — neanche troppo distorta — di come funziona la macchina delle multe in certe città. Ti basta un attimo fuori tempo e sei fregato. Poco importa se stai davvero cercando di fare tutto in regola. Il sistema, quello sì, funziona a orologeria. E l’orologio… non è il tuo.
Il punto è che la legge dovrebbe avere un po’ di buon senso. Ma il problema è proprio questo: di buon senso, spesso, non ce n’è traccia. Chi è dalla parte del cittadino dovrebbe almeno ascoltare, cercare di capire. Invece ci si trova a parlare con un muro, uno che ti ripete solo che “la multa ormai è fatta” e “può fare ricorso”. Ah, grazie.
E allora cosa fai? Ricorri davvero. Perché non vuoi pagare per qualcosa che non hai fatto, o che hai fatto nel modo giusto ma non nei tempi giusti — per colpa, magari, della macchina che non funziona. E lì comincia il calvario. Carte, moduli, uffici, scadenze. E tu che nel frattempo hai perso tempo, soldi e pazienza.
Il dettaglio che ha cambiato tutto
È successo a Pistoia, un giorno qualunque di giugno, sotto il sole cocente, come riporta IlTirreno.it. Lì, un’avvocata parcheggia l’auto e si dirige al parchimetro. Niente di strano, fa quello che dovrebbe fare. Solo che il dispositivo, anziché collaborare, decide di mettersi a fare i capricci. Lei ci mette un po’ di più del previsto, ma alla fine riesce comunque a pagare.
Peccato che al suo ritorno trova già la multa pronta. Anzi no: l’ausiliaria è ancora lì con il verbale in mano. L’avvocata le fa notare che il biglietto del parchimetro segna le 15:00, lo stesso orario della sanzione. “Bastava aspettare due secondi”, le dice. Ma niente. L’ausiliaria scrolla le spalle e ripete che, una volta scritto il verbale, lei non può farci nulla. Nemmeno mettere a verbale la spiegazione. Ma come è finita poi?

Un ricorso che non basta
Così l’avvocata sceglie la via più rapida: il ricorso in autotutela. Gratuito, teoricamente semplice, perfetto per casi come questo. Però… sorpresa. Prima ancora che arrivi una risposta, le notificano ufficialmente il verbale, come se il ricorso non fosse mai esistito. Poi, quando finalmente arriva l’esito, è una bocciatura. Laconica, fredda. “Motivazioni non valutabili”.
A quel punto, l’unica strada è il giudice di pace. Ma vuol dire pagare 43 euro solo di contributo unificato, più l’avvocato se non vuoi smazzarti tutto da solo. E anche se vinci, spesso le spese restano a te. L’alternativa sarebbe il ricorso al prefetto, che è gratis, ma se lo perdi paghi il doppio. Risultato? Molti rinunciano in partenza, perché tra tempi, costi e scocciature, conviene di più… lasciar perdere.
