Ultim’ora: Autovelox, gli italiani stappano lo champagne: migliaia di MULTE CANCELLATE | Tutto merito della nuova norma

Brindisi e autovelox (Depositphotos foto) - www.rally.it

Brindisi e autovelox (Depositphotos foto) - www.rally.it

Una sentenza della Cassazione e un vuoto normativo rischiano di cambiare per sempre il destino degli autovelox in Italia.

Non serve un esperto per capire quanto il tema delle multe stradali tocchi da vicino milioni di italiani. Ogni volta che si accenna a novità, aggiornamenti o cambiamenti, le reazioni non si fanno certo attendere. C’è chi si indigna, chi tira un sospiro di sollievo e chi… beh, preferisce non commentare. In fondo, gli autovelox sono diventati una presenza fissa nel panorama urbano e extraurbano, ma anche un simbolo di fastidio per molti.

Negli ultimi tempi, si sono visti anche episodi piuttosto assurdi – come quello accaduto a Riccione, dove un uomo ha pensato bene di mandare in frantumi un autovelox, causando un danno da quasi 49mila euro. Esagerato, certo. Ma anche indicativo di un clima sempre più teso. Non è solo una questione di multe, ma anche di fiducia nelle regole e nel modo in cui vengono fatte rispettare.

La faccenda si complica quando entra in gioco la burocrazia, quella vera, fatta di articoli di legge, commi, codici e interpretazioni giurisprudenziali. Chi ha mai letto davvero il Codice della strada? Probabilmente pochi. Ma è proprio lì che si nasconde il nodo della questione. I dispositivi di rilevamento non sono solo macchinari: sono strumenti legali, e come tali devono rispettare requisiti precisi.

Nel frattempo, le cifre raccontano una storia parallela: nei primi mesi del 2025, oltre 1,25 miliardi di euro sono finiti nelle casse dei comuni grazie alle multe. Milano da sola ha incassato più di 120 milioni. Capite bene che ogni eventuale cambiamento normativo rischia di diventare un terremoto. Un colpo non da poco per le amministrazioni locali, che su quei soldi ci contano eccome.

Le regole ci sono, ma qualcosa non torna

Il punto centrale della questione? Sta tutto in una parola: omologazione, come riporta anche Gazzetta Motori. Già, perché il Codice parla chiaro: gli strumenti usati per rilevare la velocità devono essere approvati o omologati. Semplice, no? E invece no. Perché nel concreto la procedura per omologare questi apparecchi non esiste, o meglio, non è mai stata davvero definita.

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza fresca fresca (n. 26521/25, depositata il 1° ottobre), ha messo il punto: senza omologazione, le multe non valgono nulla. In un caso a Pescara, un automobilista multato si era visto respingere il ricorso perché il dispositivo era “approvato” dal ministero. Ma per la Cassazione questo non basta: approvazione e omologazione non sono la stessa cosa. E finché non cambia la legge, questa resta la linea ufficiale. E non finisce qui.

Illustrazione di un autovelox (Pixabay foto) - www.rally.it
Illustrazione di un autovelox (Pixabay foto) – www.rally.it

Novità all’orizzonte, ma il caos è già cominciato

Come se non bastasse, da maggio è entrato in vigore anche il nuovo Decreto Infrastrutture (DL 73/2025), che obbliga tutti i Comuni a registrare digitalmente ogni singolo autovelox entro il 30 novembre. Una sorta di censimento elettronico, insomma. Ma il problema non è lì: anche dopo il censimento, i dispositivi restano comunque non omologati.

Risultato? Tutte le sanzioni elevate con quegli apparecchi sono, potenzialmente, da annullare. Si rischia un’ondata di ricorsi e contenziosi infiniti, mentre i bilanci comunali potrebbero trovarsi improvvisamente a secco. Ecco perché si parla già di caos. Un caos che parte da una dimenticanza legislativa, ma che ora potrebbe avere effetti a catena imprevedibili.