ALLARME Benzina, è finita davvero, colpa della guerra | Si arriverà a chiudere tutto, come nel lockdown: è una tragedia
Litri di benzina smarriti (Freepik foto) - www.rally.it
Non c’è più un singolo goccio di carburante. Un Paese intero rischia di rimanere immobile per settimane, forse mesi
Il prezzo dei carburanti è stato oggetto di rapidi aumenti: una realtà che affonda le proprie radici in una serie di fattori, spesso addirittura combinati, che si mostrano simultaneamente, arrivando a produrre conseguenze drastiche.
La crisi dei differenti carburanti sfruttati per l’alimentazione dei veicoli nella stragrande maggioranza dei casi è il diretto contraccolpo del calo della produzione, o dell’aumento dei prezzi del greggio, ossia della materia prima estratta per produrre il gasolio.
Il posto alla pompa è destinato inevitabilmente ad aumentare nel caso in cui le forniture diminuiscono, rendendo sempre più difficoltoso sia il processo di estrazione, sia il successivo trasporto, ostacolando anche il rifornimento stesso.
Ma oggigiorno, il clima di grande instabilità politica che sta riguardando il globo in numerose regioni, ha altresì favorito la crescita di tensioni tra Paesi produttori e precedenti acquirenti, come nel più celebre caso dell’Italia e della Russia, i cui rapporti si sono incrinati a seguito dell’invasione da parte di Mosca della vicina Ucraina.
Danni irreparabili e una popolazione in ginocchio
C’è un territorio del mondo che si trova a vivere una situazione politicamente instabile da differenti stagioni, e che ormai dal 2021 si trova ad essere governato da una giunta militare estremamente repressiva, salita al potere attraverso un colpo di stato. Ma al potere autoproclamatosi stanno tentando di opporsi, da altrettante annate, gruppi militari jihadisti, che muovono attacchi al fine di porre sotto il proprio controllo ampie porzioni del territorio, operando attraverso una serie di interventi mirati, tra i quali ci sono anche colpi volti a danneggiare autocisterne piene di carburante.
In un territorio come il Mali, proprio quello a cui stiamo facendo riferimento, sono indispensabili per alimentare il Paese intero, che non avendo sbocco alcuno sull’Oceano riceve il carburante soltanto attraverso il commercio terreno. Questa situazione ha obbligato la giunta militare a dichiarare la sospensione delle lezioni in ogni grado istruttivo, fino alle università, almeno fino al prossimo 9 novembre, proprio a causa dell’assenza di carburante a sufficienza, causato dalle azioni del JNIM, gruppo jihadista affiliato ad al-Qaida.

Una luce infondo al tunnel?
Mentre il Ministro dell’Istruzione del Mali, Amadou Sy Savane, ha affermato nel corso di un discorso alla Nazione che la giunta si trova correntemente impegnata per favorire il rientro in aula degli studenti, aumenti dei prezzi correlati al carburante e disagi persino nella fornitura di elettricità stanno riguardando in modo sempre più spaventoso l’intero territorio nazionale, per via della crescente indisponibilità di carburante. Ma perché gli attacchi delle milizie si concentrano proprio su questo obiettivo?
A spiegarlo sono stati gli stessi guerriglieri, che in occasione delle rivendicazioni avvenute circa i differenti attacchi hanno affermato di aver operato in questo senso come atto di ritorsione nei confronti della giunta, che ha vietato la vendita di carburante nelle aree rurali, escludendo quello regolarmente erogabile tramite le stazioni di servizio, e ponendo, di fatto, un concreto stop alla vendita sottobanco e al contrabbando. A raccontare la realtà che la popolazione civile si trova costretta a vivere è un articolo del Post.
