UFFICIALE: Salvini annuncia le nuove tasse sulla benzina | Fare il pieno sarà drammatico, è tornato l’incubo accise

Rifornimento

Rifornimento (PIXABAY FOTO) - www.rally.it

Nonostante il calo del greggio, i prezzi alla pompa in Italia restano elevati a causa di tasse, inerzia dei gestori.

Il prezzo della benzina in Italia continua a essere un argomento di grande interesse e preoccupazione per gli automobilisti. Nonostante le dinamiche dei mercati internazionali, che spesso vedono un calo delle quotazioni del petrolio, i costi alla pompa nel nostro Paese non sempre riflettono queste riduzioni con la stessa velocità.

Negli ultimi giorni, si è assistito a una situazione paradossale: il prezzo del petrolio sui mercati internazionali ha registrato un crollo significativo, in seguito al cessate il fuoco tra Israele e Iran. Il Brent, ad esempio, è sceso sotto quota 70 dollari al barile, dopo aver superato gli 80 dollari per timori legati a interruzioni nelle forniture mediorientali.

Tuttavia, la realtà per gli automobilisti italiani è ben diversa. I rincari settimanali continuano a essere evidenti, con aumenti che sfiorano i quattro centesimi per la benzina e i cinque per il gasolio, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente. Questa persistente tendenza al rialzo, in controtendenza rispetto all’andamento del greggio, ha sollevato forti perplessità e ha spinto le autorità a intervenire per analizzare la situazione.

Di fronte a questo scenario, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato la Commissione di allerta rapida, un organismo interministeriale incaricato di monitorare le dinamiche dei costi al consumo nei settori strategici.

Le ragioni del costo elevato del carburante in Italia

Il prezzo della benzina in Italia rimane elevato a causa di una combinazione di fattori, che vanno oltre la semplice quotazione del petrolio greggio sui mercati internazionali. Uno dei principali ostacoli a una riduzione significativa dei prezzi alla pompa è la struttura fiscale italiana. Su ogni litro di benzina, una quota molto consistente è rappresentata da tasse. Circa il 75% del costo finale di un litro di benzina è costituito da imposte, tra accise (circa 73 centesimi) e IVA (22%). Questo significa che anche un calo rilevante del prezzo del petrolio si traduce in una diminuzione marginale per il consumatore, poiché la componente fiscale rimane fissa.

Esiste una asimmetria nei tempi di adeguamento dei prezzi. Quando le quotazioni internazionali del petrolio salgono, i prezzi alla pompa aumentano quasi immediatamente. Al contrario, quando le quotazioni scendono, i gestori sono spesso molto più lenti a ribassare i listini. Questo può essere dovuto alla necessità di smaltire le scorte di carburante acquistate a prezzi più elevati. I dati europei confermano questa tendenza, evidenziando come i prezzi in Italia siano spesso superiori alla media continentale.

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La speculazione

Un altro fattore che incide sui prezzi al dettaglio è la speculazione sui mercati dei prodotti raffinati. I prezzi alla pompa non seguono solo il greggio, ma anche le quotazioni dei prodotti già raffinati, che possono avere dinamiche di mercato diverse. Durante periodi di incertezza, i trader possono scommettere su rialzi, creando bolle speculative che faticano a rientrare anche dopo il superamento delle crisi geopolitiche. Questa “disconnessione abnorme” tra prezzi del greggio e prezzi al consumo è stata oggetto di esposto all’Antitrust.

Questi elementi combinati spiegano perché, nonostante il recente calo del prezzo del petrolio a livello globale, fare il pieno in Italia continua a essere oneroso per gli automobilisti.