Parcheggi auto, è un incubo: ora anche quelli bianchi sono a pagamento | Ti prendono pure in giro ma la maxi multa è reale
Parcheggio su strisce bianche (Depositphotos foto) - www.rally.it
Quando parcheggiare diventa un rischio invisibile e anche le strisce bianche possono trasformarsi in una trappola.
C’è una cosa che capita sempre più spesso a chi guida: torni sereno al parcheggio e ti ritrovi l’auto multata. Come se il mondo, in tua assenza, avesse cambiato le regole. Il parcheggio che conoscevi è diventato altro, le strisce sono diverse, i cartelli nuovi, ma tu non lo sapevi.
E in mezzo ci sei tu, con la tua macchina ferma lì dove l’avevi lasciata. In regola. O almeno così pensavi. Una volta bastava vedere il bianco per sentirsi al sicuro. Ora non è più così semplice. Le strisce bianche stanno sparendo.
O meglio, vengono convertite con una rapidità imbarazzante, e le aree gratuite sembrano un ricordo del passato. Gli automobilisti sono confusi, sfiduciati, stanchi di un sistema che pare cambiare ogni settimana.
Ma soprattutto: dove lo trovi, oggi, un parcheggio che non ti chieda soldi o ansia? Il problema è che spesso questi cambiamenti non vengono comunicati. Oppure lo fanno, ma in modi così poco chiari che ti accorgi di tutto solo *dopo*.
Novità che fanno arrabbiare
Un cartello spuntato dal nulla, un avviso attaccato in piccolo da qualche parte… e intanto tu sei via, ignaro. Così anche chi rispetta le regole può finire nei guai, senza avere strumenti per difendersi. E quando provi a far valere le tue ragioni? Eh, lì si apre un altro capitolo.
C’è chi racconta di non essere stato nemmeno ascoltato, come se l’automobilista fosse sempre colpevole a prescindere. Nessuna apertura, zero disponibilità a considerare il contesto. Ed è proprio questo, forse, a lasciare più rabbia addosso: il muro di gomma davanti a ogni spiegazione.

Quando pensi alla vacanza… e invece arriva la multa
È quello che è successo a Mattia Bologna, infermiere di Fano, 37 anni. Si era preso una settimana di ferie, ha parcheggiato l’auto dove si poteva — strisce bianche, tutto regolare — e se n’è andato. Quando è tornato, ha trovato la macchina con una bella multa sul parabrezza. Nel frattempo le strisce erano diventate blu. E il parcheggio, a pagamento. Il problema è che il cambio della segnaletica è avvenuto mentre lui era via: i cartelli sono stati messi il 12 luglio, lui era partito il 7. Ha cercato di spiegare, allegando biglietti di treni e aerei, anche una dichiarazione scritta di un vicino. Ma niente.
Il vigile ha detto che le prove non erano sufficienti. Anzi, ha perfino insinuato che il testimone fosse “un suo amico”. A quel punto, Mattia ha lasciato perdere. Ha pagato entro cinque giorni per non far salire la cifra. Ma l’amaro in bocca resta. «Ho sempre rispettato le regole», ha raccontato, «non mi sarei mai sognato di contestare una multa senza motivo». Ma in questo caso si è sentito… preso in giro, ecco. Nonostante tutte le prove — perfino il timbro del passaggio alla dogana — non gli è stato dato ascolto. Nessuno ha voluto davvero capire come erano andate le cose. Questo episodio — riportato da Open tramite Il Resto del Carlino — mostra quanto possa essere frustrante ritrovarsi dalla parte del torto anche quando, in fondo, torto non ne hai.
