150.000 € per un gestaccio: ora ti risarciscono se lo fai in macchina | Basta mantenere la calma per 3 anni
Uomo arrabbiato in auto insulta (Depositphotos foto) - www.rally.it
Un gesto fatto in auto per rabbia, un poliziotto coinvolto e una causa che si è chiusa con sorpresa inattesa.
Guidare non è solo questione di freni e acceleratore, ma anche di nervi saldi. Basta poco per perdere la pazienza, e a volte un movimento impulsivo, fatto senza pensarci troppo, può avere conseguenze che nessuno immaginerebbe.
Specialmente se quel gesto capita sotto gli occhi di chi la divisa la porta ogni giorno. Quante volte, presi dalla rabbia, capita di usare segni poco eleganti in mezzo al traffico? Gestacci, ombrelli, diti medi, e chi più ne ha più ne metta.
In certi casi finiscono lì, con un insulto che svanisce nell’aria, in altri invece diventano la scintilla che accende un caso più serio. E non parlo solo di multe o richiami: parlo di storie finite in tribunale, con carte bollate e avvocati.
Il bello – o il brutto, dipende – è che le regole cambiano a seconda di dove ti trovi. In un luogo magari un insulto vale poco più di un rimprovero, mentre altrove diventa reato vero e proprio. Ma può avere anche risvolti inaspettati e positivi.
In difesa dei diritti
E così, quello che sembrava una scemenza, si trasforma in qualcosa che può cambiare l’intera giornata… anzi, in certi casi pure la vita. C’è poi il lato dei diritti: perché dietro a una scaramuccia stradale possono nascondersi questioni grosse.
Si parla di cose come la libertà di espressione e il confine tra comportamento scorretto e libertà individuale. Ed è qui che entrano in gioco associazioni e avvocati pronti a difendere chi pensa di aver subito un torto.

La svolta clamorosa
Come riporta Everyeye, la storia arriva dagli Stati Uniti, per la precisione dal Vermont. Era il 2018 quando un automobilista, Gregory Bombard, finì nei guai dopo un episodio piuttosto acceso con un poliziotto. Un gesto poco carino, diciamo così, e in un attimo scattarono accuse pesanti e addirittura l’arresto. La vicenda sembrava destinata a chiudersi in fretta, perché in tribunale non c’erano prove sufficienti per portare avanti l’accusa. Caso archiviato, fine della faccenda. Almeno così pareva… ma non era affatto finita lì.
Nel 2021 l’ACLU (American Civil Liberties Union) ha deciso di muoversi e portare la questione davanti al giudice, sostenendo che i diritti di Bombard erano stati calpestati. La base della causa? Il Primo Emendamento, che negli Stati Uniti tutela anche espressioni considerate offensive o provocatorie. Il risultato è stato clamoroso: all’uomo sono andati circa 100.000 dollari di risarcimento, più altri 75.000 per le spese legali. In totale quasi 150.000 euro. Una cifra enorme se pensiamo che tutto era nato da poche ore di fermo e da un gesto di stizza.
