A 200 chilometri all’ora senza multe: tutto vero, lo dice la legge | Ecco la nuova norma del Codice della strada

Auto corre veloce (Depositphotos foto) - www.rally.it

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Sfreccia a 204 km/h ma non prende la multa: un dettaglio tecnico manda all’aria l’intero procedimento legale.

Chi guida lo sa: superare il limite di velocità è un attimo. Un piede un po’ troppo pesante sull’acceleratore e, boom, ecco la multa. O peggio. Eppure, ci sono storie che ti fanno alzare un sopracciglio e pensare: “ma com’è possibile?”.

Sì, perché in mezzo a mille regole e controlli, a volte è proprio un cavillo a cambiare tutto. Ormai i rilevatori automatici sembrano ovunque. Radar, autovelox, tutor… ce li trovi pure nei sogni. Ma quanto ci possiamo fidare di questi strumenti?

Non è solo una domanda da bar: è una questione seria, che può finire pure davanti a un giudice. E lì, i tecnicismi contano. Eccome se contano. La storia recente dimostra che basta poco e tutto salta. E a quel punto non importa se andavi forte. Conta solo cosa dice la carta. O meglio: cosa non dice.

Molti pensano che solo in alcuni posti ci si perda tra scappatoie e pasticci burocratici. Ma non è così. Ovunque possono verificarsi errori, dimenticanze, o documenti mancanti. E quando accade, le conseguenze possono essere sorprendenti: verbali annullati, sanzioni azzerate, processi che si chiudono prima ancora di iniziare.

Quella corsa folle diventa un caso legale

E quindi, com’è finita? Beh, con una non-sentenza. Zero multa, niente condanna, nemmeno un punto perso sulla patente. Anche se il tipo era recidivo e il PM aveva chiesto sei mesi con la condizionale. Il giudice, però, non ha potuto fare altro che archiviare tutto.

La storia è stata riportata dal magazine Auto Plus e rilanciata da Everyeye Auto. E ha fatto discutere parecchio. Perché non si tratta solo di una svista. È un problema strutturale, che ogni anno riguarda decine di apparecchi.

Autovelox (Pexels foto) - www.rally.it
Autovelox (Pexels foto) – www.rally.it

Una questione di carte, non di velocità

Il caso è davvero curioso. Un tizio — alla guida di una Porsche Panamera — sfreccia sulla A40, in Francia, a oltre 200 all’ora. Beccato subito, portato davanti al giudice. Tutto chiaro, penserai. E invece no. Perché al processo succede una cosa inaspettata: la difesa non discute il fatto, ma chiede una cosa precisa. “Mostratemi il certificato di taratura del radar.” Ecco, lì iniziano i guai.

Quel documento, che dovrebbe essere presente per dimostrare che il radar funziona come si deve, non c’era. Né nel fascicolo né allegato al verbale. Nulla. Silenzio. E senza quel pezzo di carta, legalmente, il rilevamento non vale più. Tutto il castello dell’accusa, crollato in un attimo. Letteralmente. Si tratta ovviamente di un caso singolo, non applicabile come regola fissa se si superano i limiti di velocità.