“Mi mostri le sue ultime chat su WhatsApp”: al posto di blocco devi dare il cellulare | Se vuoi salvarti cancellale tutte o ti sbattono in galera

Discussione al posto di blocco (Depositphotos foto) - www.rally.it

Discussione al posto di blocco (Depositphotos foto) - www.rally.it

Quando un semplice controllo stradale può trasformarsi in un’indagine digitale: cosa rischi se ti chiedono lo smartphone.

Un normale posto di blocco può diventare improvvisamente una situazione delicata. Ti fermi, abbassi il finestrino, porgi i documenti… e poi ti chiedono il telefono. Eh sì, perché oggi lo smartphone è un contenitore di vita privata, e proprio lì dentro potrebbero esserci messaggi, gruppi o informazioni che – in certi casi – finiscono col complicarti la giornata. In un attimo, una chat tra amici può diventare una potenziale prova.

Oggi le app di messaggistica sono usate per tutto. Ed è proprio su quello che le forze dell’ordine iniziano a mettere il naso. Sempre più spesso infatti le conversazioni digitali vengono controllate per cercare tracce di comportamenti sospetti. La linea tra privacy e legalità si sta facendo sempre più sottile, e diciamocelo, nessuno si sente al sicuro quando viene chiesto di aprire WhatsApp.

C’è un altro tema da considerare: la solidarietà tra automobilisti. Ma oggi quei gesti analogici si sono spostati sul digitale. Solo che quello che prima valeva 42 euro di multa e un punto, ora può costare molto di più. Non è più uno scherzo tra “colleghi di volante”.

In sostanza, bisogna fare attenzione a non superare certi limiti, anche inconsapevolmente. Un gruppo WhatsApp nato con intenti goliardici può trasformarsi in qualcosa di decisamente più serio. Il problema è che a decidere se sei dentro o fuori legge non sei tu, ma chi analizza i tuoi messaggi. E fidati, non è sempre così scontato dimostrare che non stavi facendo nulla di male.

Il telefono diventa un potenziale boomerang

Ma la parte più inquietante riguarda i controlli. Perché non è solo una questione di messaggi scritti. Succede – ed è successo – che durante un posto di blocco ti chiedano di mostrare proprio quelle chat. E lì, se non hai cancellato nulla, rischi che ogni parola venga interpretata nel peggiore dei modi.

La mancata collaborazione può metterti in cattiva luce. E se poi i messaggi parlano anche solo vagamente di certi argomenti, apriti cielo. Per la legge, potresti essere parte attiva di un’azione che ostacola le autorità.

Chat di WhatsApp e novità (Depositphotos foto) - www.rally.it
Chat di WhatsApp e novità (Depositphotos foto) – www.rally.it

Quella che sembra una furbata può costare caro

In diverse città italiane, molti automobilisti si organizzano in chat per condividere info su radar, pattuglie, posti di blocco. Sembra innocuo, no? In fondo ci si aiuta. Ma occhio: la legge non la vede allo stesso modo. E non è un’ipotesi teorica. Ad Agrigento, per esempio, la polizia ha denunciato ben 62 persone solo per aver fatto parte di uno di questi gruppi.

Come riporta Go Warranty, le accuse siano pesanti: interruzione di pubblico servizio. Tradotto? Si rischia il carcere, fino a un anno. E non importa se hai scritto solo un messaggio o se eri un lettore silenzioso. In certi casi, basta far parte della conversazione per finire nei guai.