ALLARME, l’Europa non può più produrre auto: chiudono tutte le fabbriche, a rischio milioni di posti

Allarme nella produzione automobilistica

Allarme nella produzione automobilistica (Canva-Depositphotos foto) - www.rally.it

Una situazione del genere non si era mai vista prima. In tanti si stanno preparando ad alzare “bandiera bianca”

Il procedimento che porta alla produzione di un’automobile è lungo e dispendioso, e richiede che numerose figure professionali, con ruoli anche totalmente diversi, entrino a far parte del percorso.

Ciascuna casa automobilistica, avendo la necessità di allinearsi ai trend del mercato, alle richieste dei consumatori e ad altri tipi di esigenze, impiega un tempo particolarmente articolato, che può durare anche per svariati anni, nel merito dello sviluppo di nuovi modelli.

Si parte dal design, cioè da come la vettura apparirà vista da fuori, ma anche quali forme, colori e decorazioni la caratterizzeranno all’interno, prima di passare alla progettazione tecnica, occupandosi, dunque, del motore, del telaio, delle sospensioni e non solo.

Pensate che ciascun veicolo è prodotto, in media, da più di 20.000 pezzi, la cui fabbricazione è affidata a diversi produttori, magari sparsi in tutto il mondo, ciascuno dei quali si occupa di una precisa componente.

Il mercato è in pessimo stato di salute

Una delle sfide più impegnative che l’industria automobilistica si sta trovando costretta ad affrontare è quella relativa alla carenza di microchip. Pensate che l’associazione europea dei costruttori di automobili, l’Acea, ha diffuso una nota ufficiale all’interno della quale viene sottolineata la crescente criticità di tale situazione, anche a livello globale, in quanto l’interezza delle case automobilistiche mondiali, anche fuori dal Vecchio Continente, sta subendo in modo netto i disagi derivanti da questa ardua e preoccupante circostanza, che potrebbe rischiare di causare uno stop totale dell’attività delle fabbriche.

L’industria può soltanto contare sulle scorte di riserva già precedentemente immagazzinate, comunque destinate ad esaurirsi in tempi brevi. E pensate che, addirittura, alcuni membri della stessa Acea già prevedono che le linee di assemblaggio siano destinate ad un definitivo arresto a partire dalle prossime settimane.

Chip
Chip (Pexels foto) – www.rally.it

La “goccia che ha fatto traboccare il vaso”

Ma come si è arrivati ad uno scenario così allarmante? Lo scorso 13 Ottobre il governo dei Paesi bassi ha assunto il controllo di un’azienda cinese, la Nexperia, che si occupa della produzione di chip ed ha sede proprio nel territorio olandese, a Nimega. Pechino non ha digerito tale decisione, motivata dal capo opposto come necessaria al fine di tutelare la sicurezza nazionale, decidendo di interrompere ogni tipo di esportazione di chip verso l’Europa.

C’è da evidenziare, comunque, come tali aziende già contano contatti avviati con fornitori alternativi alla Cina, anche se tale operazione richiederà mesi di lavoro, prima che l’effettiva domanda riesca ad essere colmata. L’appello particolarmente allarmistico dell’Acea si rivolge, non poi in modo così indiretto, alla Commissione Europea, chiedendo che i suoi sforzi diplomatici riescano a persuadere la Cina a sbloccare l’export in via definitiva. A riportarlo è Open.Online.