E’ in uscita il prossimo 12 luglio il film documentario “Rally. Polvere e passione”, un progetto firmato Stuffilm Creativeye di Bra intrapreso per capire che cosa ci sia alla base di uno sport tanto celebre in passato, quanto considerato di nicchia ai giorni nostri. L’idea nasce circa un anno fa da Fabio Mancari, regista, ed Eleonora Mollo, collaboratrice del mensile Tuttorally+, e dalla voglia di indagare una realtà forte, ricca di spunti e allo stesso tempo di contraddizioni. Sono stati scelti cinque protagonisti che descrivessero la loro esperienza, la loro passione e che dessero il loro punto di vista sui rally. Inevitabile è lo scontro con un mondo passato di momenti gloriosi, di gare che attiravano migliaia di spettatori, complice un movimento mediatico che riservava ai rally la stessa dignità di cui oggi gode la Formula Uno. Dove stiamo andando, qual è il futuro di questa disciplina un tempo così maestosa?

Hanno provato a rispondere una leggenda come Jean Ragnotti; l’ex pilota e titolare della prima scuola di rally in Italia Vittorio Caneva; colui che ha reso grande la Lancia nel mondo Cesare Fiorio e i pluricampioni italiani Paolo Andreucci e Anna Andreussi.

Il risultato è un racconto a più voci su un mondo in evoluzione, guardando ad un passato nostalgico, ma con la prospettiva di un futuro che doni nuova linfa vitale a questo sport. Il film si muove su un ritmo narrativo coinvolgente, che tratta uno dopo l’altro le grandi questioni legate a questo sport: la grande passione che spinge tante persone a mettersi dietro al volante e correre contro il cronometro; il rischio, inevitabile, e il rapporto che si ha con esso; il pubblico; i limiti e le potenzialità, il passato e il futuro di questo sport. La storia non poteva partire dal Rally di Montecarlo, il principio, la storia, il mito: la gara “più bella e più difficile” come racconta lo stesso Jean Ragnotti, con immagini d’epoca riprese dagli archivi Cinefiat e le imprese del pilota francese documentate dai video della Videotheque Renault. “Il film è più di un documentario – racconta il regista Fabio Mancari – è un vero e proprio racconto di un mondo di difficile comprensione da chi lo vive da esterno. Quello che abbiamo cercato di fare è trasmettere la passione che porta tante persone a dedicarsi a questo sport, con impegno e sacrificio, attraverso quelli che potevano essere i protagonisti del mondo dei rally. Il discorso non si ferma alla pura passione, ma si muove su una linea del tempo andando ad analizzare come questa si sia evoluta nel corso degli, come del resto si è modificata la disciplina stessa, con l’apporto della tecnologia e il cambiamento dei regolamenti”.