Eifel Rally 2016, foto di Lefebvre Thibault

Quando vediamo una vettura, completamente di traverso, al limite della carreggiata che ci pare, a volte, fuori controllo, pensiamo sia al limite della propria velocità e che di più non si possa proprio andare, sovente non è così e probabilmente non lo era anche negli anni 60 e 70.

La guida rallystica negli ultimi 50 anni si è molto modificata avvicinandosi di molto alla guida “perfetta” ovvero quella che farebbe un perfetto simulatore e che associamo alla Formula 1.

Nel Rally lo spettacolo resta maggiore. Questo grazie alle condizioni mutevoli del fondo e magari a scelte errate di pneumatici in specifiche condizioni rendono ancora la guida “spettacolare”.

Negli anni “70, la spettacolarità dei piloti era dovuta soprattutto alla trazione delle vetture, la gente preferiva di gran lunga ammirare le Fiat 124 Abarth “posteriori” rispetto alle Lancia Fulvia “anteriori” più competitive e vincenti.

Negli anni “80 arrivò la vincente Audi 4, con la trazione integrale, e lo spettacolo, almeno su asfalto, andò a farsi benedire. La vettura che secondo Walter Rohrl poteva essere guidata anche una scimmia, era si performante ma il pubblico preferiva ancora le Lancia 037 o le Opel Ascona 400 perennemente di traverso.

Con le mostruose gruppo B, (non solo Audi ma anche Peugeot 205 T16 e Lancia Delta S4) furono oramai lontani ricordi i traversi di Pennti Airrikala, Ari Vatanen ed Henry Toivonen, tre piloti che hanno goduto delle trazioni posteriori e che l’immaginario collettivo li ricorda tra i più spettacolari. Erano spettacolari, fortissimi, ma hanno faticato ad essere vincenti o comunque lo sono diventati cambiando vettura e tipo di guida.

Il pilota italiano che iniziò a guidare nei Rally usando tecniche e traiettorie da pista fu Miky Biasion, che già con la Opel Ascona 400 “posteriore” fece grandi cose guidandola in maniera differente dai più “navigati” compagni di squadra.

Se pensiamo ad un altro grandissimo pilota, Colin McRae, quello che “metteva le ruote dove nessun altro aveva il coraggio di passare”, e guardiamo il palmares dello scozzese, ci rendiamo conto che non ha raccolto quanto la sua fama avrebbe fatto pensare, con un solo mondiale vinto quanto Richard Burns, sicuramente meno noto del primo ma altrettanto competitivo.

L’attuale elettronica, e la gestione delle moderne autovetture, ha portato i piloti odierni  a correre in maniera molto simile, la tipologia di guida degli equipaggi attuali sono più standardizzate e la figura del pilota funambolo sta scomparendo, cosi come quella dello “specialista” che sia terraiolo o asfaltista.

Lo stesso Latvala ha dichiarato che in VW ha dovuto cambiare stile di guida ed essere più “pulito” rispetto al passato.

Discorso a parte meriterebbe il capitolo gomme che influisce parecchio sulle prestazioni e spettacolarità, in maniera inversamente proporzionale.

La maggior parte di noi ha avuto un pilota preferito e spesso il nostro tifo era indirizzato al pilota più spettacolare, non necessariamente si sceglieva il più forte o vincente. Ma il ragazzino odierno che va sulla prova speciale come sceglierà il proprio campione ?

 

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