Quella tragica sera d’Estate

Vorrei avere la macchina del tempo. Tornare indietro negli anni, a quando ero bambino.

24 luglio 1976. Avevo 4 anni, quasi impensabile che a quell’età si possano avere dei ricordi. Eppure un paio li ho. Dicono che nella propria mente i ricordi sono come la disposizione degli abiti negli armadi. Basta riporli con ordine e anche a distanza di molto tempo li si ritrova sempre. Tutti o quasi. Evidentemente nella mia testa i rally hanno sempre avuto un ruolo importante. Questa, l’unica spiegazione del motivo perché mi ritornano alla mente alcuni episodi di questo mondo delle corse.

garzoglio-angelo_image044Ecco il primo ricordo. Mio padre mi ha sempre portato a vedere i rally. Quelli che si svolgevano vicino a casa nostra, nell’Oltrepo. A volte c’era anche mia sorella. In quell’occasione, invece, c’era tutta la famiglia ad assistere al passaggio dei concorrenti impegnati nel disputare il rally delle Valli Piacentine. Un ricordo indelebile che mai scorderò.
Eravamo all’interno di una curva, in un prato. Era il sabato di una bellissima giornata estiva. Di quelle che: “La sera puoi rientrare a casa più tardi poiché all’indomani non si deve andare a scuola”.
Sono le 18.51 del 24 luglio 1976 quando prende il via per disputare la prima prova speciale del rally, quella di Mercatello, l’equipaggio Ballestrieri-Maiga con l’Opel Kadett GT/E n° 1 seguiti da Pregliasco-Garzoglio su Lancia Stratos-Alitalia n° 2.
Basterebbe leggere questi due numeri e i nomi sulle porte delle auto per leccarsi i baffi, ma per me non hanno alcun significato.
Alle 18.52 scatta la Lancia Stratos del campione Mauro Pregliasco insieme il fido navigatore Angelo Garzoglio. Poche curve, poi, dopo circa un chilometro, l’auto esce di strada. S’incendia.
Di quanto è avvenuto non ricordo assolutamente nulla. Non il botto, non il fumo, non i soccorsi.
L’incidente lì per lì non sembra nulla di grave. Sia Mauro Pregliasco sia Angelo Garzoglio, infatti, raggiungono l’ambulanza a piedi, dato che il luogo dove è uscita di strada la Stratos è difficilmente raggiungibile.

Secondo ricordo. Quando mio padre decide di ritornare a casa arriviamo all’inizio della prova speciale dove ci sono alcune auto incolonnate in attesa di prendere il via.
«Che bella l’Alfa Romeo, quasi identica a quella di papà».
Il copilota Angelo Garzoglio viene successivamente trasferito al Centro Grandi Ustionati di Torino. Le sue condizioni peggiorarono e dopo alcune settimane muore. È il 18 Agosto 1976.
Solo dopo molti anni compresi che l’incidente occorso alla Lancia Stratos di Pregliasco e Garzoglio fu di una gravità tale da rendere obbligatorie per pilota e navigatore le tute ignifughe simili a quelle usate in Formula 1 e da adottare una serie di provvedimenti per migliorare ulteriormente la sicurezza nei rally
Con il passare degli anni, poco alla volta venni a conoscenza di alcune notizie riguardanti Angelo Garzoglio che mi avvicinano a lui. Dove abitava, dove riposa, nonché sul suo tragico destino. Angelo non avrebbe dovuto correre quella gara. Era stato chiamato a sostituire un navigatore della squadra ufficiale Lancia ammalatosi.
Angelo non voleva più correre come navigatore. Desiderava un futuro in seno al team ufficiale della Lancia da direttore sportivo.
Mi ripromisi di andarlo a trovare al cimitero di Noli dove riposa, ma non ci fu mai l’occasione.
«Prima o poi capiterà», mi sono detto più di una volta.

Maggio 2014. Su iniziativa di un liceo di Piacenza viene realizzata in ricordo di Angelo Garzoglio una stele. Il giorno della posa sul luogo dell’incidente confido all’amico Emanuele Sanfront l’intenzione di andare insieme a lui al cimitero di Noli a trovare Angelo.
Tenemmo fede alla promessa. Senza nessuna indicazione non fu facile trovarlo. Il cognome Garzoglio a Noli, infatti, è come Brambilla a Milano.
Era una bellissima giornata di sole, come quel tragico 24 luglio 1976.
Ciao Angelo.

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