Il tempo in quel di Nairobi sembra essersi fermato al 2002. Ben diciassette anni fa. Ormai siamo abituati a rivederci le vecchie immagini di un rally che ha caratterizzato il calendario del Campionato del Mondo sin dagli albori della creazione di quest’ultimo. Fango, immense praterie, vetture portate allo stremo, preparate per assorbire la terra rossa e insidiosa del Kenya sono solo alcune particolarità di questo evento. Da veri appassionati è difficile dimenticarsi quella Celica intenta ad uscire dal fango come un coccodrillo, o quella ruggente Stratos impegnata a guadare un torrente in piena. Sono immagini che strappano un sorriso e una buona dose di pelle d’oca; ma direi che forse siamo pronti per rivivere in parte quelle emozioni.

Infatti dal 7 al 9 luglio andrà in onda il Safari Rally 2019, che sarà valido per l’ARC (African Rally Championship) ma ancora più importante sarà al centro dell’attenzione nel FIA WRC Candidate Event. Questo potrebbe essere il lascia passare per avere l’evento in forma ufficiale nel calendario WRC 2020. Un grande ritorno dopo quasi vent’anni di assenza, ma non è tutto così semplice. La gara dovrà soddisfare i requisiti di sicurezza che saranno capitanati dalla velocissima Michelle Mouton la quale vinse la corsa nel 1983. Phineas Kimathi, amministratore delegato del progetto Safari, si dice fiducioso per il lavoro svolto.

“Abbiamo un enorme interesse da moltissimi equipaggi provenienti da ogni angolo del mondo. Stiamo lavorando al meglio da oltre un anno per far si che tutto vada per il verso giusto”

Nel frattempo Hyundai, Ford e poi successivamente Toyota hanno deciso di mandare dei loro delegati per fare le ricognizioni del percorso e osservare la gara da vicino.

La gara prenderà il via con la prova spettacolo del venerdì, per poi entrare nel vivo il sabato con 148 km di prove speciali. Domenica sarà l’ultima giornata con altri 105 chilometri di prove speciali da percorrere.

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