Foto Giancarlo Cevenini

Arnaldo Cavallari è il nome, e cognome, del rallysmo anni “60, è lui il campione italiano Rally nelle annate 1962, 1963 e 1964 poi nel 1966 vince la Mitropa Cup, sulle vetture Alfa Romeo e, infine, arriva il quarto titolo di campione italiano nel 1968 sulla Lancia Fulvia.

Arnaldo Cavallari è l’Alfa Romeo nei Rally, Arnaldo Cavallari è la persona che porta le prime vittorie al Jolly Club, Arnaldo Cavallari è lo scopritore di Sandro Munari.

Cavallari nasce a Fiesso Umbertino, in provincia di Rovigo, ed il suo primo tentativo di guida fu a tredici anni quando riuscì ad usare la Topolino del padre. A 18 anni prese, immediatamente, la patente e con la Topolino Giardinetta, trasportava i sacchi vuoti da consegnare agli agricoltori, loro li avrebbero riempiti di grano e poi sarebbe passato il camion dei Cavallari a portarli a destinazione al molino dove ne sarebbe uscita della farina. Arnaldo, successivamente, fu anche l’inventore della “Ciabatta Polesana”.

Nel 1954, durante il suo periodo universitario a Bologna, partecipò (a Modena nell’Aerautodromo) ai campionati automobilistici delle università italiane, dove vinse, il primo successo di una lunga serie. Allora non esistevano i Rally, per cui Arnaldo si divertiva tra gimkane e gare di regolarità, che però reputava estremamente noiose finchè nel 1956 il primo Rallye, una gara simile alla regolarità, ma con un tempo imposto basso, per cui bisognava andare forte per poter stare il più vicino possibile a quel tempo. Arnaldo partecipa e arriva secondo. La Topolino sta oramai stretta e si passa all’ Alfa Romeo Giulietta TI, auto stradale usata durante la settimana per lavoro, con la vettura milanese affronta corse vere, quali la Bologna-San Luca o la Coppa della Consuma, gare prestigiose già in quel periodo.

Ma Arnaldo vuole vincere e non può certo farlo con l’auto utilitaria con cui va a lavorare tutti i giorni, nasce lo pseudonimo “Don Pedro”, per correre nell’anonimato, e compra l’Abarth Zagato 750, siamo nel 1958.

Il 29 Giugno 1959, arriva la prima vittoria assoluta, nella gara di casa, il Rallye Città di Rovigo, finita la stagione vende l’Abarth Zagato.

Entriamo negli anni 60 e la prima gara prestigiosa affrontata è la Liegi-Roma-Liegi (anche se il percorso è Liegi-Sofia-Liegi) ed i suoi 4654 km, affrontati con la Giulietta.

Una gara massacrante, a metà gara era l’unico italiano rimasto ma la vettura stava per esalare l’ultimo respiro quando: “Al Brennero, l’avvocato veneziano Luigi Stochino convince l’Alfa Romeo ad aiutarmi facendomi assistenza”. Nonostante le cure a Roveleto Arnaldo arriva fuori tempo massimo e deve ritirarsi. L’amarezza è tanta ma capisce che quelle sono le gare a cui vuole partecipare. Nel 1961 l’incontro con Mario Angiolini che gli propone di correre, con il suo Jolly Club, il Rallye Montecarlo dell’anno successivo.

Si arriva al Dicembre del “61 e la Lancia Flaminia Pininfarina del Jolly Club è pronta per il nuovo equipaggio Cavallari-Bagnasacco. Nonostante la neve ed una vettura poco adatta in quelle condizioni, Arnaldo termina 19° assoluto e vince la classe Turismo. Quel risultato convince Mario Angiolini a far correre il campionato italiano al pilota veneto sull’Alfa Romeo Giulietta TI, questa volta non stradale ma preparata da Facetti.

Cavallari ripaga con la vittoria del campionato italiano, conquistato con un 5° posto al Rally di Germania, allora si prendevano punti anche in gare Internazionali, nel 1963 il bis, stavolta conquistato in Svizzera al Rally di Ginevra. Nel 1964 corre con la Giulia TI e vince nuovamente il suo terzo titolo italiano consecutivo, anche se le gare italiane non erano competitive come quelle europee, dove Arnaldo preferiva confrontarsi.

Ecco un suo racconto del Rally di Ginevra del 1964, dove corre con Roberto Angiolini, il figlio di Mario, da poco scomparso: “Salita del Mont Vantoux, fatta più volte, poi il passaggio al paesino di Le Colombier. – Sinistra media sulla casa – urla Roberto.
Non mi suonava bene, quella curva la ricordavo diversamente, era veloce e la feci in pieno. Entrai troppo veloce, persi la traiettoria, era proprio una media, il retrotreno si scompose e si schiantò contro lo spigolo di una casa. Il contraccolpo rimise la Giulia in strada, pensai di essermela cavata, non mi accorsi che stavo seduto più in basso e che il cofano anteriore dava verso l’alto. Ingranai la prima e come risposta un rumore assordante di ferraglia. Roberto mi diede una pacca sulla spalla – Guarda che il ponte posteriore è a 30 metri da Noi!
Mi girai e dal lunotto posteriore scoprii il blocco trasmissione della Giulia Quadrifoglio nel bel mezzo della sede stradale. Nella botta si era staccata tutta la parte meccanica posteriore. Nel frattempo sopraggiunse la Saab di Carlsson, leader dell’europeo, che mi superò pian piano sulla sinistra, sgranando i grandi occhi, come stesse osservando un extraterrestre. Io sorrisi e salutai”.

Nella Primavera del 1964 deve preparare il Rally degli Estensi ma manca il copilota e Sandro Munari era li. Questo è il debutto (anche se nelle prove) del Drago nei Rally. Poi l’occasione per il Rally di Sardegna. La settimana prima della gara Sergio Lipizer si ammalò e Arnaldo scelse Munari per quel ruolo. Anzi, il giovane Sandro ha il compito di andare in treno a Milano, dal Jolly Club, prendere la Giulia, andare a Genova ed imbarcarsi per la Sardegna. A ventidue anni Sandro Munari, nel ruolo di copilota, aveva vinto la sua prima gara disputata: il Rally di Sardegna. Ma le doti di Munari erano anche al volante e Arnaldo ci mise poco ad accorgersene e ad aiutare Sandro grazie ai suoi insegnamenti, fintanto che al Rally Semperit, in Austria, Arnaldo , ad un certo punto fa guidare Sandro! In quel 1965 Mario Angiolini fa debuttare Sandro Munari al Mille Laghi, su approvazione anche di Arnaldo. Sandro arriverà primo tra gli italiani e 43° assoluto sulla Lancia Flavia Coupè.

Nel 1966 la scommessa del Jolly Club, far correre la “pistaiola” Alfa Romeo Giulia GTA nei Rally, anche per contrastare lo strapotere Lancia con le Fulvia. Scommessa in parte vinta con ottime prove su asfalto e la vittoria nella Mitropa Cup, con Dante Salvay alle note. Purtroppo in quella stagione sportiva scompare, per un ictus, Mario Angiolini.
Dopo un’ulteriore annata sulla Giulia GTA nel 1968 Arnaldo passa sulla Lancia Fulvia HF, sempre per il Jolly Club, e con la casa torinese vince il suo quarto titolo italiano.
A Dicembre del 1970 Dante Salvay abbandona i Rally e Arnaldo riparte da un nuovo copilota, Gianti Simoni, restano la Lancia Fulvia, preparata da Nocentini ma dalla gruppo 4 si scende alla gruppo 3. Impossibile non scrivere ciò che accadde al Rally San Martino di Castrozza 1971, con una delle immagini più celebri di quel periodo rallystico.
Sulla ps 2 “Valstagna”, si rompe il filo dell’acceleratore, non c’era altra soluzione che il famoso “acceleratore umano”
“Stai seduto sul motore e agisci direttamente sulla levetta che apre e chiude la farfalla, gridami le curve e accelera o decelera a seconda dei casi” disse Arnaldo al povero Gianti.
Ma con il cofano alzato Arnaldo non vedeva nulla ed allora mise la testa fuori dal finestrino, in modo da vedere almeno un bordo stradale. Notte, pioggia e molte volte Arnaldo si affidò alla memoria e alla sequenza di quella serie di tornanti. Con le continue frenate e accelerazioni, il cofano percuoteva il casco del copilota padovano, che ha un certo punto se lo tolse…un errore in quanto poi il cofano iniziò a colpire la testa e procurare un bel taglio. Gianti non si arrese ma ad un certo punto non arrivarono più le note ed il cofano si richiuse, Gianti era svenuto. Arnaldo andava a nozze in queste situazioni difficili e dopo essere riuscito a rianimare Gianti, riuscirono a concludere la prova speciale. A fine prova c’era un’osteria, Arnaldo assicura uno spago e dal trasferimento è direttamente lui ad accelerare e lo deve affrontare come un tratto cronometrato visto il ritardo che hanno accumulato e rischiano di arrivare fuori tempo massimo al successivo controllo orario. Riuscirono a timbrare ad Asiago all’ultimo secondo disponibile! Grazie a quel risultato Cavallari-Simoni vincono il campionato italiano di gruppo 3, mentre per Gianti Simoni furono 11 i punti di sutura a fine gara!

Nel 1973 Cavallari è ancora in cerca di emozioni e si inventa la partecipazione al difficile Rally Bandama ed i suoi 3572 km, l’anno prima non giunse nessuno al traguardo!
La gara prevedeva una media di 100 km/orari per riuscire a stare nei tempi della gara, 32 ore di guida a quella media su una Lancia Beta ed abitacolo condiviso con Carlo Cavicchi.Le avventure già nelle ricognizioni si sprecarono mentre la gara si dimostrò dura e, nonostante la buona prestazione, arrivò l’amaro ritiro per l’esplosione di entrambi gli ammortizzatori anteriori.
Nel 1974 nasce la scuderia Biancazzurra, dove Arnaldo è il direttore sportivo e con l’aiuto concreto del Jolly Club, arriva il titolo di campione italiano gruppo 3 di De Eccher su Porsche Carrera. Nel 1974 Cavallari torna a correre, e lo fa al Rally Bandama, dove era stato invitato, questa volta corre con la Lancia Fulvia della nuova scuderia e alle note Roberto Bauce. Anche in quel caso saltarono le sospensioni e ci fu un’ulteriore ritiro.
Nel 1975 arriva il successo nel campionato italiano di gruppo 1 , per la scuderia Biancazzurra, con Salvatore Brai e Rudy sulla possente Opel Commodore. Sempre in quella stagione Arnaldo si da ai raid con il Rallye Costa d’Avorio-Costa Azzurra e l’Alfa Romeo Alfasud.
Una gara corsa in maniera ottima fino all’incontro/scontro con una mandria di zebù che provoca dei danni alla vettura e ritardo in classifica.Tra mille peripezie Arnaldo arrivò sulla “Promenade des Anglais” a Nizza e disse di aver corso la sua ultima gara, quella gara che con gli anni si trasformò in Parigi-Dakar.

Il 1° Aprile del 1984 riesce anche a diventare organizzatore, quando coniuga passione e lavoro e fa nascere il 1° Rally del Pane, usando i Rally come veicolo pubblicitario.

Arnaldo muore il 2 Aprile del 2016 a 83 anni non sprecando mai un minuto nella sua intensa vita.

  • i racconti in prima persona sono tratti dal libro autobiografico: “Una vita nel sole. I Rally, il pane, le donne”

 

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