Intervista a Elisabetta “Betty” Tognana navigatrice degli anni “80

 

  • Cosa pensi dei rally attuali? Li segui?

“Li seguo poco, leggo qualcosa sulle riviste specializzate. Parlando con piloti e navigatori che corrono i rally moderni loro stessi mi dicono che non c’è amicizia, cameratismo tra piloti ed è tutto snaturato. Il pubblico non può avvicinarsi alle auto e impensabile avere una conversazione con un pilota. Il pubblico si è disinnamorato ed il risultato è che non c’è più nessuno che va a vederli.”

  • Hai consigli per migliorare la disciplina?

“Tornare al contatto con il pubblico, tornare a quello che erano i rally una volta, maggior sicurezza non vuol dire che in parco chiuso tutto debba essere transennato, il rally è sempre stato diverso dalla formula 1 e come tale deve mantenere la sua diversità ed identità”

  • Una gara che ti ha esaltato?

“SanRemo aveva un suo fascino, innanzi tutto perchè era un rally mondiale e respiravi un’aria di internazionalità fantastica, poi perchè era un rally duro ma magnifico.Fare il trasferimento di notte in autostrada e arrivare all’alba in terra toscana era una cosa meravigliosa.Le speciali toscane e il pubblico mettevano i brividi addosso.Il mare di persone di allora si possono solo vedere in foto o immaginare, correre tra ali di persone era fantastico e poi in quella gara c’era una sorte di solidarietà tra i piloti come in nessuna altra gara.Vedere un amico che si fermava magari dopo aver fatto molta strada era un vero dispiacere, arrivare in fondo era un abbraccio corale, l’ultimo CO e riordino sopra San Remo prima dell’arrivo era una vera festa.”

  • Rimpianti?

“Si , nel 1986 la Peugeot mi aveva chiesto di rimanere per fare il direttore sportivo ed io ho detto no, il mio posto lo prese Berro. Mi domando sempre come sarebbe stata la mia vita se avessi accettato”

  • Spesso i rally anni 70/80 vengono presi ad esempio ma era davvero tutto cosi bello?

“Erano rally durissimi, si correva di giorno e di notte, spesso tra una tappa e l’altra dormivi pochissime ore, le assistenze erano fondamentali , il navigatore faceva il doppio lavoro quello di copilota e di organizzatore delle assistenze, i piani gomme etc . In questo modo vivevi veramente ogni minuto della gara, il pubblico ti sosteneva e poi c’era l’amicizia con gli altri equipaggi e soprattutto il forte legame e la fiducia con il pilota, senza di quella non avrei potuto correre, in macchina sei un’unica persona, basta uno sguardo per capire tutto.”

  • Una macchina? 

“La Samba gruppo B con la quale ci siamo tolti tante soddisfazioni”

  • Hai corso gare extraitaliane? C’era molta differenza con il nostro paese?

” Direi che il pubblico faceva la differenza”

  • Ordini di scuderia,c’erano? Cosa ne pensi?

“Quando corri per una squadra ufficiale ci sono sempre delle regole alle quali devi sottostare, stai facendo un lavoro come un altro e quindi i bocconi amari vanno ingoiati senza dire nulla. Era triste ma se volevi stare in squadra questa era la regola”

  • Mai avuto paura? C’era qualcosa in particolare che non amavi?

“Un pilota o navigatore senza paura non esiste, ma quando sei in gara l’adrenalina ti fa dimenticare ogni cosa e quando hai un incidente rimontare in macchina subito dopo è un buon rimedio alla paura. Non ho mai amato le prove veloci e larghe, il misto stretto è sicuramente ciò che prediligo di più.”

  • La Tua migliore stagione?

“1984 con la Samba gruppo B con Gianni del Zoppo”

 

Ormezzano-Tognana Rally Legand 2012

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