Dopo il tragico incidente di San Marino, abbiamo pubblicato un comunicato stampa dell’organizzazione. Era doveroso sentire la controparte, da qui la telefonata ai personaggi coinvolti.

Ecco cosa ci ha detto l’avvocato Carlo Covi il legale che assiste Enrico Bonaso e Alice Palazzi.

“Buonasera avvocato Covi, immaginerà il motivo della chiamata” inizia così la telefonata di un argomento che non avremmo mai voluto trattare.

Fortunatamente l’avvocato penalista Covi, ha una lunga esperienza rallystica è può aiutare al meglio il suo assistito: “Beh sembra assurdo ma ad oggi Enrico Bonaso è l’unico indagato, sono state poste sotto sequestro, autovettura, cameracar, trattore e rotoballe ma solo Bonaso è indagato”.

Allora la domanda successiva è: “Ma ci saranno altri indagati?” – “Certo, poi verranno altri indagati ma ci spiace aver avuto brutte sensazioni iniziali. Quello che è successo post incidente non è giusto e combatterò per ripristinare la verità”

“Quando succede un incidente del genere, non è possibile che dopo 30 secondi esca un comunicato stampa che incolpi il pilota. Prima si pensa a fare le condoglianze a chi ha perso la vita e non a cercare per forza un colpevole. Ognuno si deve assumere le proprie colpe. Chi doveva tutelare ha accusato, ripeto non è giusto”

E’ chiaro il riferimento di Covi alla federazione rallystica italiana e a chi in quel momento la rappresentava: “Anche se si correva a San Marino, avevamo degli  equipaggi italiani, dei commissari di percorso csai ed il Direttore di gara è italiano (Fabrizio Fondacci n.d.r.). E’ assurdo che chi dovrebbe tutelare i nostri equipaggi li accusi. Serve un’azione di solidarietà molto forte e già al Rally Due Valli si farà qualcosa con adesivi sulle autovetture”.

Domandiamo cosa si possa fare quando il pubblico è indisciplinato, come ci pare sia successo al Rally Legend? “In Italia le corse su strada sono una tradizione. La corsa su strada nel nostro paese ha una storia, una dignità ed i piloti devono essere tutelati. Chi sbaglia ha diritto di commettere un errore sportivo, come un calciatore sbaglia un rigore od un cestista un canestro. Nei Rally chi non è entrato in una cunetta, chi non ha fatto un testacoda o è arrivato lungo ad una curva? A San Marino è successo questo. Avremo un processo ben documentato, non credo di aver mai visto tante prove come foto, filmati e testimonianze. Per il pubblico occorrerebbe responsabilizzarlo, d’altronde il rischio è di morire, com’è successo, inutile mettere ufficiali o commissari di percorso.
La gente deve capire che all’esterno curva non ci si deve mettere, come nel caso in questione, altrimenti la gara si ritarda o la prova si annulla”.
Covi prosegue: “Chiederemo un’interrogazione parlamentare per la nostra amata disciplina sportiva. Chi corre va tutelato a costo di azioni simboliche che potrebbero essere su scala nazionale, come la scelta di non correre, oggi è toccato a Bonaso ma domani potrebbe capitare a chiunque. La federazione automobilistica italiana deve approfittare di questa disgraziata vicenda per prendere una posizione a tutela dei propri tesserati, inutile fare verifiche tecniche e sportive alle vetture se poi il tutto finisce come al Legend e nessuno ci difende”

Come dar torto a Covi? Le domande proseguono e se il web è coeso dalla parte di Bonaso e Palazzi, frequenti gli hashtag #iostoconbonaso, alcune cose lette da personaggi più o meno noti non sono sfuggite all’avvocato padovano: “In questo caso una volta finito il processo penale si potrebbero aprirne altri per calunnia. Abbiamo sentito accuse di poca lucidità da parte del pilota o altre cose del genere”.

Ricordiamo che Enrico Bonaso non è un pilota sprovveduto, ha partecipato a 8 campionati terra ed era un assiduo frequentatore delle gare di San Marino (5 Legend, 1 San Marino, 1 San Marino Show, 1 Montefeltro, 3 Bianco e azzurro, 1 Circuito dei Campioni).

Concludiamo la vicenda con un bel messaggio di Carlo Covi che riportiamo integralmente:

“Rally è passione sofferenza, soddisfazione. E’ anche rischio, sudore, fango e olio che ti sporca le mani, già sporche di terra o di denari che non bastano mai. Rally è vita, gioie e dolori. Rally è un po’ tutto questo insieme. Rally è anche morte illusione e disillusione.

Ma tutto deve avere un senso, e perché tutto abbia un senso bisogna stare zitti in silenzio. Bisogna pregare per chi non c’è più e ha dato la vita per la stessa emozione, per sentirsi vicino, per sentirsi dentro, troppo dentro, a quel motore che arriva, che ti sfiora e ti fa sentire parte di quel momento. Che ti fa divenire un giovane eroe del tempio a prescindere dall’età.

Chi ricco chi povero. Chi da dentro l’auto, chi da fuori a mangiare la sabbia. Non importa se con una bandiera in mano, per un giorno padrone di una strada o di una piazza. Chi in una sala stampa chi in una direzione gara. Chi in una assistenza ad aspettare senza conoscere più le ore, il freddo o il caldo. Tutti sappiamo che gusto ha il sudore. Tutti noi siamo il popolo dei rally. Tutti noi possiamo e dobbiamo continuare a essere uomini. Tutti noi possiamo farlo assumendoci quel minimo di responsabilità che a ognuno di noi compete. Senza pensare all’altro. Pensando a noi.

Pensando che tutti possono sbagliare ma essendo pronti a riconoscere prima i nostri errori che le colpe altrui. Siano esse di tizio o di caio. Se siamo uomini. Se siamo uomini da corsa e non da stadio in questo ci distinguiamo. Non importa “solo” quanto forte sei andato, importa quanto lontano sei arrivato. E per andar lontano bisogna saper guardare oltre. Siamo il popolo dei rally … Facciamoglielo vedere! Giù il cappello signori: siamo il popolo dei rally“.

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