Il Safari. Ogni appassionato di rally che si rispetti, sicuramente avrà nella mente ricordi vissuti di persona o visti attraverso vecchi televisori a tubo catodico. Un rally in cui la fortuna giocava un ruolo fondamentale e soprattutto un banco di prova durissimo per le vetture. Torniamo talmente indietro, da poter dire che le vetture si potevano aggiustare in prova speciale usando un cacciavite e un martello, cosa che sarebbe impossibile ai giorni odierni senza il supporto di un computer.

Colin McRae – Safari Rally 1999

E’ una gara che purtroppo ha visto la sua fine nel 2002, dove ricordiamo un vincente Colin McRae a bordo della Focus WRC. Tuttavia è una gara che ha molto da raccontare, viste le sue radici antiche, che ha sempre presenziato sin dall’origine dei rally. Infatti la prima edizione risale al 1953 con dei mezzi assolutamente impensabili con cui gareggiare. Fu istituita per celebrare l’avanzata al trono della Regina Elisabetta II. Si attraversavano paesaggi incredibili, su superfici incredibilmente difficili da interpretare, tra Kenya, Uganda e Tanzania. Purtroppo quindici anni fa l’organizzazione fini i fondi per organizzare la gara valida per il Campionato Mondiale Rally; così rimase solo per il circuito di gare nazionale, insieme al 2007 e 2009, annate in cui la corsa fu valevole per l’Intercontinental Rally Challenge. 

UN MEMORIAL DEGNO DI RISPETTO – E’ l’ottavo anno che va in scena l’East African Safari Classic Rally. Un degno tributo ad un gara affascinante. Tra i partenti vediamo Stig Blomqvist che deve difendere il titolo dall’anno precedente, Richard Jackson in lizza per il podio e Tundo Carl. Il kenyano, pluri vincitore di questa gara, non si farà scappare dalle grinfie la possibilità di aggiungere un’altra vittoria al suo palmares.

I piloti hanno percorso ben 1503,89 km, senza contare i 109,9km di prove cancellate. Infatti a causa delle piogge alcuni passaggi sono diventati impraticabili, rendendo necessario l’intervento dell’organizzazione per deviare la carovana verso il controllo orario successivo.

I partenti sono stati 35, mentre all’arrivo se ne sono visti soltanto 26. La navigazione ha giocato un ruolo fondamentale nella riuscita della gara, come ogni Safari che si rispetti.

Blomqvist si gioca la vetta della corsa fino alla PS 9, dove per un errore di navigazione incappa in una penalità di venti minuti, perdendo la testa e scivolando in 8^ posizione. Per lo svedese è stata una gara tutta di rincorsa, spremendo la sua Porsche 911. Prende la testa così Tundo con la sua Triumph TR7 V8, ma dietro di se risale con fermezza Jackson sempre a bordo della tedesca 911.

E’ un susseguirsi di colpi, con distacchi nell’ordine dei secondi. Alla fine della corsa, assistiamo a un evento straordinario; abbiamo ben due vincitori. Ebbene si, Jackson e Tundo concludono la corsa con esattamente lo stesso tempo, spartendosi il gradino più alto del podio. Blomqvist chiude 7° non riuscendo a recuperare il tempo perduto. Al terzo posto un altro kenyano, Chager sempre con Porsche 911. A spezzare il dominio tedesco ci pensa la Datsun 260Z di Bell staccato di oltre 46 minuti dalla vetta. A seguirlo la Ford Escort MK2 Gruppo 2 di Somen, con un distacco di 1 ora e 9 minuti.

Vedremo il prossimo anno se Blomqvist riuscirà a riscattarsi!

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