Va subito a segno Giovanni Bernacchini, il suo rientro nel mondiale è trionfale: vittoria nel WRC3, podio in R5 e 8° posto assoluto. Abbiamo contattato Giovanni che riesce a conquistare il Messico per la prima volta, mai un italiano era riuscito a trionfare in questa nazione in una categoria di un campionato mondiale Rally. Sentiamo come lui e Marco Bulacia sono arrivati al successo.

Ciao Giovanni, complimenti per la vittoria, lo sai che sono stato sveglio per aspettare questo risultato? Raccontaci com’è andata?

“E’ stata una gara incredibile, nel senso che è andato tutto perfetto. Prima gara con il giovane Marquito, che, obiettivamente, per avere 19 anni anni è veramente talentuoso, molto bravo non solo a guidare ma anche con la testa nel gestire la gara e non fare nessun errore. Molto bene anche il team ungherese Tagai Racing e la vettura, l’ottima Citroen C3 R5, diciamo che sotto l’aspetto sportivo è stato un week end perfetto. Personalmente dopo due anni di stop nel mondiale e quasi nel Rally in generale, tornate con una vittoria nel WRC3 ed un 8° posto assoluto è qualcosa di inaspettato ed incredibile, non poteva iniziare meglio”.

Riguardo questo stop alla corsa nella parte finale come l’hai percepito?

“La gara è stata ad un certo punto sospesa, con la cancellazione della Domenica. In verità si susseguivano già da Venerdì dei rumors che la gara poteva essere accorciata, sospesa, poi invece si continuava ad andare avanti. Una situazione un pò particolare, ancora prima dell’inizio della gara. In Messico, in questo momento non si percepisce assolutamente nulla, la situazione è normale, la gente va in giro, non ci sono chiaramente le restrizioni che ci sono in Europa però è chiaro che essendo una manifestazione che richiama molti spettatori, soprattutto è una delle “partenze” più belle ed affollate, potevano esserci preoccupazioni. Devo dire che rispetto gli anni scorsi c’era molto meno gente a seguire la gara. A mio parere è stato giusto sospendere la gara, sia per quello che sta succedendo nel resto del mondo, sia per le ultime notizie che il virus è arrivato anche in Sudamerica. Ora c’è il dubbio di quando e come si riprenderanno le gare. Argentina rinviata e personalmente anche il Qatar è stato cancellato”.

Sei il primo italiano a vincere in Messico, complimenti doppi.

“In verità avevo vinto nel 2011 nella classe S2000 (allora campionato SWRC)  ma poi, quando ero già sulla scaletta dell’aereo per il rientro, dalle verifiche tecniche ci hanno chiamato per dirci che eravamo stati squalificati per una valvola, che qua per via dell’altitudine era irregolare sulla Fiesta, avevo vinto con Nasser ma fini con un’esclusione”.

Tornando al Messico appena concluso, che tattica di gara avete adottato?

“La nostra tattica iniziale era quella di tenere un buon ritmo, abbastanza alto, sin dall’inizio, ben consapevoli che la gara era molto lunga e difficile. Il nostro obiettivo era chiaramente quello di arrivare al traguardo, ma con un buon tirmo potevamo lottare per il podio. Senza dubbio la gara si è incanalata bene per Noi, in quanto i nostri maggiori avversari, quelli che temevamo fin dall’inizio ovvero Solberg, Guerra e Kajetanowicz si sono quasi eliminati da soli, bisogna dire anche questo. Ci siamo ritrovati quasi subito in testa, ma abbiamo voluto mantenere un buon ritmo per cercare di aumentare il gap sugli inseguitori, anche perchè sapevamo che essendo una gara difficile sarebbe bastata una foratura per rimettere tutto in gioco, quindi abbiamo continuato con un buon passo. Sabato siamo partiti un pò più guardinghi, anche perchè le prove erano più difficili, ed era nostra intenzione mantenere il vantaggio. Nel secondo giro di prove, obiettivamente per un ragazzo giovane come Lui è difficile avere l’esperienza per poter controllare bene e amministrare un determinato vantaggio e riuscire a gestire la cosa, nel senso di dover trovare il passo più basso, più tranquillo, non è ancora facile. Abbiamo cercato di mantenere un passo rapido, anzi abbiamo abbassato anche molto i tempi, entrando sempre dentro la top ten, proprio per mantenere alta la concentrazione ed evitarne un calo che avrebbe potuto farci cadere in errore”.