Carlo Covi affronterà il suo Rally di Montecarlo numero 7, tutti di fila, molto probabilmente fa parte di quella schiera di amanti del Montecarlo, quando lo fai una volta, ti innamori ed ogni anno ti presenti al via della gara più famosa del mondo.
Eh si, il Montecarlo lo si ama , come lo si può anche odiare ma non vi sono dubbi che sia la gara più famosa del mondo.
Abbiamo sentito l’avvocato dei Rally, come molti sapranno Covi è il difensore di Enrico Bonaso dell’incidente del Rally Legend, tra le novità della triste vicenda abbiamo anche affrontato l’argomento gradevole del Rally di Montecarlo e di ciò che lui e Pietro Ometto dovranno affrontare sulla piccola Peugeot 208 R2, partendo dalla temutissima Sisteron fatta al contrario.
Vi lasciamo al racconto di Carlo Covi, i big sono avvertiti:
“3,2,1 … 7. Si sono al settimo “Monte” di fila e trovo che la gara monegasca mantenga il suo fascino. Non ho mai vinto una prova ma credo che stavolta Ogier sia seriamente preoccupato vista l’esperienza che ho maturato sul campo. Scrivono di me come di un gentleman driver. In verità io affronto queste gare con lo spirito di Nanni Moretti: “giro, vedo gente, faccio cose”. E ci riesco grazie ad una energia che mi accompagna fin da ragazzino: La passione!
E quando hai la passione tutto passa e va.
Anche gli anni e la fatica non si fan sentire.
Anzi!, a Montecarlo in particolare, si riesce a sudare senza fare fatica.
Si suda perché si scivola e quindi, con il volante che d’un tratto diventa leggero, il brivido è un compagno di viaggio abituale.
Peccato che c’è il super rally, altrimenti quest’anno con Sisteron al contrario rischiavo di vincere.
Scherzi a parte, proprio a Sisteron (nel tratto alto) c’è sempre, dico sempre!!!, una lastra di ghiaccio … che credo esista anche in Agosto. Un anno siamo usciti tutti (o quasi) sullo stesso punto, facendola in salita.
Vuoi mettere uscire nella stessa curva con Mikkelsen rischiando di fare un buco nel bosco?
Una vera soddisfazione!
Una cosa da raccontare ai miei nipotini (se mai ne avrò).
Insomma, Montecarlo rimane la corsa più pazza del mondo, oggi come ieri, e vale tutti sacrifici miei, e di chi mi da una mano.
Se non facessi l'”avvocato da rally” forse non avrei mai avuto queste possibilità ma mi ci trovo e non ci rinuncio per niente al mondo.
Ci provo anche stavolta, voglio piangere ancora al Turini.
Come la prima volta alla partenza, o come l’anno scorso quando in preda ad un istinto adolescenziale sono arrivato a 20 secondi da Astier, e tutti i cronometristi sono usciti dalla loro tendina in mezzo alla neve per battermi le mani.
Chi più chi meno, dal rally della collina dietro casa al Montecarlo, ci piace emozionarci e soffrire.
Siamo il “popolo dei rally”.
Va così! Buon monte a tutti.

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