Il fascino del deserto è intramontabile. Distese di sabbia immense, contornate dal sole cocente del mezzogiorno per poi essere incorniciate da un bagliore ineguagliabile, alla sera, da un tramonto mozzafiato. Tantissime volte, nel corso degli anni, abbiamo sentito da parte di molti piloti quanto sia affascinante il deserto africano; visto la prima volta, te ne innamori. In questo caso è stato un primo incontro produttivo per Francesco Dalmastro e Carlo Miniotti, che schieratisi alla linea di partenza non avrebbero mai pensato di finire sul primo gradino del podio. Infatti il duo ha vinto l’orientamento atipico sperimentale con la loro Panda, appositamente modificata per l’evento.

Ma prima di sentire le parole di Francesco, è doveroso fare una premessa. Parliamo di Sahara Racing Cup da ormai più di un anno, quando ancora era semplicemente un’ idea, un pensiero per riuscire a creare un evento unico nel suo genere. Dopo tantissimo lavoro, dedizione ma soprattutto passione, Federico Didonè insieme al suo staff è riuscito a mettere in piedi un evento strabiliante sotto ogni forma, curando i dettagli più piccoli. Perciò davvero grandi complimenti a questi ragazzi, che seguiamo sempre con grande interesse nelle loro idee e competizioni. Detto questo vi lascio alle intense parole di Francesco, che ha ritagliato un attimo del suo tempo per raccontarci com’è andata nel deserto tunisino. Buona lettura!

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-Ciao Francesco, grazie per averci dedicato un attimo del tuo tempo. Inanzi tutto davvero ancora complimenti per il successo intrapreso al Sahara Racing Cup. Parlaci un po’ della corsa.

Grazie a voi per avermi contattato. A dir la verità siamo partiti lo scorso anno con l’intento di prendere parte al Panda Raid. Poi però abbiamo trovato il Sahara Racing Cup, che logisticamente è ben più pratico e già per questa motivazione avevamo cambiato scelta. Poi scavando più a fondo abbiamo visto che l’SRC era organizzato e strutturato molto meglio, così abbiamo deciso di prendervi parte. E’ la prima volta che aderiamo ad un evento del genere, essendo onesti eravamo un po’ preoccupati prima di partire sul fronte della comunicazione, ma è stato tutto al top e curato in maniera ottimale. Riguardo le prove eravamo in suspance sino all’ultimo. L’utilizzo del GPS, combinato con il Trip Master è stato fondamentale: ci siamo trovati in tratti dove non avevamo assolutamente nulla intorno e orientarsi non è stato per niente facile. Grazie a questo utilizzo combinato, in una parte di tappa, siamo riusciti ad infilarci in mezzo a delle dune per prendere un Way Point che ci ha fatto guadagnare diversi punti, ma uscirne non è stato semplice. Sono dovuto uscire dall’auto e perlustrare la zona per trovare il modo migliore di tirarci fuori. Credo sia stato il momento in cui abbiamo vinto la corsa. Premetto che non siamo partiti con l’intento di vincere o fare comunque risultato, ma ad un certo punto della corsa abbiamo visto che eravamo piazzati bene così abbiamo detto:” Proviamoci”, e provando abbiamo trovato il risultato. Il percorso è stato comunque bellissimo, con cambi di fondo repentini; si passa dalla sabbia alle pietre, per poi transitare in mezzo alla steppa e piste battute. Davvero un bellissimo evento.

-E’ d’obbligo chiederti cosa si cela sotto la vostra belva…

Intanto vorrei ringraziare Carlo Miniotti che ha preparato l’auto e mi ha navigato durante la gara, alternandoci alla guida. Siamo partiti dalla base di una Fiat Panda Sisley di fine anni ’80. L’abbiamo spogliata completamente, sistemando la scocca nei punti in cui era visibile la formazione della ruggine. Una volta ringiovanita, abbiamo costruito un rollbar e installato barra Duomi nel vano motore. Per la cavalleria abbiamo usato la testa: il basamento è del 1.4L con testata della Panda Kit. I collettori di scarico e le camme invece sono del propulsore da 1.2L, questo per una scelta puramente tecnica per avere più coppia disponibile. L’assetto è stato fatto su misura, partendo da una base Bilstein, con steli da 40 millimetri. Sul posteriore invece è stato installato un kit base. Abbiamo pensato di tenere braccetti e tiranti di serie: questo per riuscire ad essere più rapidi nel caso ci fosse da effettuare qualche riparazione, agevolandoci per semplicità e velocità. I cerchi abbiamo mantenuto i suoi originali da 13″, ma come gomma avremmo preferito montare D-Mack che a nostro parere si sarebbero comportate meglio. Comunque Carlo ha fatto davvero un ottimo lavoro. Lo ringrazio davvero moltissimo.

-Qual è stata la cosa che ti ha colpito di più della corsa?

Sicuramente il gruppo, le persone. Naturalmente in positivo, e c’è sempre stato un bellissimo spirito, creando cameratismo, aiutandosi l’un l’altro ma con sempre quel pizzico di competizione che rende tutto più interessante. Detto questo, anche i paesaggi sono un ricordo che porterò con me molto volentieri; si vedono continuamente cambi repentini con una varietà incredibile. Tanto di cappello a Federico che ha studiato un percorso così interessante e soprattutto ha saputo darci sicurezza durante la corsa. Infatti eravamo sorvegliati dalle guardie armate e scortati durante i trasferimenti.

-Grazie davvero molto Francesco, e ancora complimenti! Ci vediamo alla seconda edizione!

Grazie ancora a voi. Come prima edizione devo dire che è andata meglio del previsto. A risentirci! 

 

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