GARA: Rallye Antibes
EQUIPAGGIO: Giulio Rubini – Fabrizio Handel
AUTO: Peugeot 205 Rallye
RISULTATO: 22°/1° Classe

Una settimana è passata ma resta fisso nella mente e nel cuore il ricordo di un’esperienza che ha segnato profondamente la storia sportiva mia (Fabrizio Handel) e del mio compagno di tante battaglie: Giulio Rubini. Per me Giulio, oltre ad essere un ottimo pilota senza portafoglio (problema di tanti…), è e sarà per sempre colui il quale, 13 anni fa, mi portò alla prima coppa in assoluto: era il Trofeo Attilio Bettega del 2005, chiuso con il terzo posto di classe N1 su una piccola Peugeot 106 Rallye. Proprio dalla casa francese è nata questa “sana follia” di lanciarci all’avventura, oltre confine, in occasione del Rally di Antibes. A dire il vero il progetto era quello di partecipare al Lahti Historic, che si corre sugli sterrati finlandesi, ma il cambio di data ci ha spinto ad una alternativa: dopo aver valutato qualche gara in Austria, Slovenia e Croazia Giulio mi esce e mi fa “e se andiamo ad Antibes, sulle strade del Montecarlo?” Potete solo immaginare, se siete amanti di questo sport come lo siamo noi due, quale sia stata la mia reazione: un fragoroso “SI” e da quel giorno è iniziata la nostra avventura. Ricordo le due, tre serate, oltre alle tante telefonate, durante le quali abbiamo pianificato la nostra trasferta: la scelta dell’appartamento, per contenere le spese della trasferta, ed i vari preparativi in “old style” del tipo organizzare la spesa da fare, i lavori sulla 205, la compilazione del modulo di iscrizione in francese. Proprio da qui abbiamo capito che la prospettiva sarebbe stata diversa rispetto alle gare alle quali eravamo abituati: l’organizzazione che ti scrive una mail per “confermare” che la tua iscrizione è conforme, mai successo da quando ho iniziato a correre, per passare poi per le periodiche newsletter che ti inviava per informarti sul lato sportivo e mediatico dell’evento. I giorni passano e ci avvicinano al via della trasferta vera e propria ma, prima di partire, un altro evento ci emoziona tanto, soprattutto il mio caro amico Giulio: per lui, cresciuto a pane e Montecarlo anni ’80, in versione vhs, Jean-Pierre Ballet rappresenta un autentico idolo, capace di salire sul terzo gradino del podio assoluto in un’edizione del rally più famoso al mondo alla guida di una Peugeot 205, dietro a due Lancia Delta. Nel preparare il suo comunicato stampa abbiamo voluto parlare di questo suo idolo e, con tanto stupore, abbiamo ricevuto un commento sul post di Facebook dove lo stesso Ballet ci scriveva che, in Francia, lui era il responsabile della gestione dei tracking e che sarebbe stato felice di conoscerci… vi lascio solo immaginare la reazione di Giulio. Mercoledì 16 Maggio, dopo aver dormito un paio di ore, scatta la nostra tappa di avvicinamento da Este ad Antibes: tanto è il sonno che abbiamo addosso ma altrettanto forte è l’emozione che portiamo dentro di noi. Dopo sei ore di auto arriviamo ad Antibes, pronti per ritirare il road book e per le verifiche sportive: in classico “italian style” comincio a prendere licenza e patente e, mentre lo faccio, vedo che il verificatore nemmeno mi considera e sfoglia un fascicolone contenente tutti i documenti che Giulio aveva mandato via mail, assieme al modulo di iscrizione. Due minuti e ci dice che è giù tutto ok, quindi nessun documento da verificare. Ci consegnano tutto il materiale, compreso il tracking da utilizzare anche durante le ricognizioni, ed in cinque minuti, dico cinque minuti, siamo già fuori dalle verifiche; l’unico promemoria che ci viene dato è quello di presentare solamente la patente e la licenza al Sabato mattina, noi abbiamo saltato lo shakedown, unicamente per verificare che siano documenti validi. Già qui comincia a ronzarmi in testa una domanda, che mi ha accompagnato sino al ritorno: ma perchè qui è tutto così semplice e in Italia abbiamo code interminabili ad ogni verifica? Preparata l’Audi station in versione “ricognizione” ci concediamo qualche ora di sonno e, dopo pranzo, si parte per la prima giornata di note sulle prove della seconda tappa. Due soli passaggi autorizzati, limite dei 90 orari in prova, con i 30 nei centri abitati, ma non è questo che attira più di tanto la mia attenzione: all’entrata di ogni tratto cronometrato, oltre ai cartelli indicanti la strada chiusa, il mio occhio cade su un cartello rosso con scritte bianche: attenzione, piloti in ricognizione. Sgrano gli occhi e chiedo a Giulio di rallentare perchè non riuscivo a credere alla cosa; in prova poi? Pochissime auto di civili e, praticamente, tutti quelli che incontravamo erano concorrenti. Col de Turini e Col de Braus… altro da dire? Direi che non c’è altro da aggiungere se non sentirsi fortunati di esserci passati. Arrivati in cima al Turini ci siamo fermati e Giulio ha baciato l’asfalto come se fosse il Papa. Che emozione stare li in silenzio, immaginando che tutti i più grandi sono passati su quella curva. Rientriamo in albergo, già felici per essere li, e ci prepariamo per la seconda giornata di ricognizioni, sulle speciali della prima tappa, che includono un altro totem del Montecarlo: il Col de Bleine ed il suo magico tratto tra le gallerie e sul costone della montagna. Altra sosta ed altre foto di rito, senza sapere che in gara non ci saremmo purtroppo passati. Arriviamo a Venerdì, la nostra giornata di vacanza: avendo deciso di non prendere parte allo shakedown ci alziamo, con calma, e mentre dopo pranzo Giulio si rimette a ronfare io inizio a sistemare un po’ di cose (note, radar, logistica, etc.). Nel tardo pomeriggio decidiamo di scendere ad Antibes per vedere la cerimonia di presentazione degli equipaggi ed ecco una nuova sorpresa: l’organizzazione indica, con circolare informativa, i concorrenti che saranno chiamati a partecipare scegliendo non solo i cosiddetti “big” del moderno ma anche altri protagonisti delle classi minori dando visibilità ai più meritevoli. Il seguito mediatico del momento, con un mare di fotografi assieme a quelli di Canal+, rende bene l’idea di quanto sia impattante l’automobilismo sportivo in Francia. L’impatto è stato altrettanto forte a cena quando ci siamo resi conto di come sia caruccia la zona; credo che Giulio si ricorderà a lungo il branzino di Antibes. Finalmente si arriva al Sabato e si inizia a fare sul serio: ci avviciniamo all’Azur Arena per le verifiche sportive complementari e mi ritrovo davanti un cartello di controllo orario. Tabella di marcia alla mano entriamo al nostro minuto effettivo e ci avviamo al tavolo dove ci controllano, come anticipato, esclusivamente la validità della patente e della licenza. Morale della favola? Altri cinque minuti e, in un totale di 10 minuti, abbiamo chiuso le sportive. Prima di uscire mi segnano, sulla tabella di marcia, l’orario di verifica eseguito e ci avviamo verso le tecniche, dove è posizionato un altro tavolo, con tanto di cartello di controllo orario. Sembra così semplice che se penso alle interminabili code in verifica all’italiana, in barba agli orari di convocazione sempre disattesi, mi vien voglia di tornare subito in Francia. Con brivido, per una svista burocratica, passiamo le verifiche tecniche e, dopo aver sistemato sedile e cinture, voliamo verso il parco partenza, timbrando con 8 minuti di anticipo sul limite massimo. Tiriamo un sospiro e ci godiamo le ultime due ore che ci separano dalla partenza. Arrivano le 13 ed i primi concorrenti partono mentre noi, con la nostra piccola 205 (la più piccina dell’intero rally storico), partiamo per penultimi. Il nostro sogno prende vita ma, già dal primo tornante della prima prova speciale, un galleggiante capriccioso di un carburatore ci fa arrivare a stento al termine. Tanta la delusione per aver preso la paga subito ma, nel trasferimento successivo verso il Col de Bleine, la 205 torna a girare a dovere, sino allo start della successiva. Tolti di corsa il casco, perchè in Francia è pure prevista una zona per indossare e una per togliersi i caschi (vietati in trasferimento, con tanto di gendarmeria a controllare), li rimettiamo a inizio della seconda e timbriamo al volo. Tiriamo il fiato e 5, 4, 3, 2, 1… partiamo ma il carburatore torna a fare il capriccioso sino a costringerci a parcheggiarci dopo un chilometro circa dallo start. Il rosario di Giulio riecheggia ancora per il bosco e mentre, a renderci ancora più felici, arriva la pioggia io intanto inizio a compilare i moduli per rientrare, Domenica, con il rally 2. Con la coda tra le gambe aspettiamo il termine della prova speciale, consegno il documento alla scopa e rientriamo alla service area dove Manuel e Omar si mettono al lavoro. Grazie a degli addetti ai concorrenti sempre disponibili e pronti a venirti incontro facciamo quel che c’è da fare e, alla sera, la nostra piccolina è già in parco chiuso, pronta a partire il giorno seguente. L’amarezza per il ritiro, tra l’altro qui le penalità si fanno sentire eccome (3 ore per tappa non conclusa, 5 minuti per ogni prova non disputata ed esclusione dalle premiazioni…), viene ripagata nel vedere la gioia di Giulio quando incrocia Jean-Pierre Ballet, il suo idolo da quando era ragazzino, e si fa autografare il tetto della 205 per poi dirmi “ora vale almeno 5.000 € in più…”. È stato bellissimo vivere la sua gioia ed il suo orgoglio. La seconda tappa, dove affrontavamo il Col de Turini ed il Col de Braus, è un’apoteosi: cerchiamo di restare concentrati al massimo e riusciamo, in più di qualche prova, a metterci dietro vetture ben più potenti come i Porsche e, una volta, la 037, segnando un decimo ed un undicesimo assoluto. Due le cose che mi sono rimaste impresse nella mente della seconda giornata: la prima è il rispetto che la popolazione ha per i concorrenti. Non facevamo in tempo ad avvicinarci ad una vettura di civili che questi mettevano fuori la freccia per farti passare e, in alcuni casi, si fermavano addirittura a bordo strada. Il rispetto che loro avevano per noi ci portava, automaticamente, ad aver rispetto per loro. È stato un bellissimo connubio. La seconda cosa che mi è rimasta nella mente, ma è un aspetto buffo, è quando eravamo allo start della prima prova del giro e, mentre eravamo in colonna, vediamo arrivare in contro prova una vettura di civili: nemmeno il tempo, da parte dei commissari, di farci spostare per farla passare che questa inverte, di gran carriera, la marcia e si lancia su per la prova. Tempo zero e dietro di noi parte un commissario a bordo di una moto: pochi minuti e siamo partiti. Completato il secondo giro ci avviamo verso l’arrivo e, mentre stiamo per salire sulla pedana, un po’ amareggiato penso alle etichette che ci hanno dato in questa settimana quando scoprivano che eravamo italiani: frasi del tipo “ah Italia, mafia…” oppure “ah mangia spaghetti” sono state cancellate, con un colpo di spugna, quando, una volta in cima, lo speaker ha detto “oooooooh les Italiens sont arrivés” e siamo stati accolti da un fragoroso applauso che ci ha scaldato il cuore e ci ha fatto dimenticare tutte le sventure vissute.

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