Sahara Racing Cup, il raid di orientamento nel deserto tunisino alla sua prima edizione, consegna lo scettro del vincitore assoluto all’equipaggio Delmastro-Miniotti su Panda 4×4 categoria Pro. Le 6 tappe nel Sahara hanno segnato la vittoria effettiva degli equipaggi al podio, ma di fatto è stata la vittoria di tutti: piloti e navigatori ed in particolare dell’organizzazione con il suo staff a cui è stata riconosciuta l’ottima gestione dell’evento, sottolineata dalle massime autorità tunisine presenti a fianco della Federaciòn Tunisienne de L’Automobile
Alla presenza del Presidente di FTA, Hatem Ben Yousef, a fianco dei rappresentanti della Federazione italiana ACI Sport, nelle persone del Direttore di Gara Fabrizio Fondacci e del Giudice unico Paolo Bet, e dell’organizzatore Federico Didonè, le premiazioni si sono svolte sabato sera 9 marzo nella sala conferenza dell’Hotel El Mouradi di Hammamet dopo l’ultima lunghissima tappa di trasferimento dall’oasi di Douz -la porta del deserto- tra l’emozione ed i numerosi ringraziamenti dei partecipanti, entusiasti e grati di aver fatto parte di questa avventura.

Quattro sono le categorie che hanno suddiviso la classifica, a seconda delle preparazioni delle 30 macchine iscritte: Pro, Raid, Racing Start per le Panda, e Turistic per i fuoristrada.
Francesco Delmastro e Carlo Miniotti sono i vincitori della classifica assoluta, di gruppo Pro, oltre che vincitori di tre delle quattro tappe nel deserto; infatti, i due torinesi, con la Fiat Panda 4×4 preparata dallo stesso navigatore (preparatore di altre due auto in gara), puntavano sui waypoint segnalati dall’organizzazione con precisione e tattica, solcando le dune con naturalezza e tecnica, pur presenti all’appuntamento con le insidie della sabbia. Roberto Ferrari con Stefano Berigliano hanno conquistato il secondo posto del podio e primo posto della categoria Raid con una Panda 4×4 di serie, con 30 penalità in più rispetto ai primi; tra le loro avventure anche la noia meccanica della rottura degli ammortizzatori posteriori durante la terza tappa. Terzo posto assoluto e secondo di categoria Raid per i rugbisti bergamaschi Christian Bellotti e Andrea Leidi, flemmatici e sicuri sulle dune grazie all’esperienza del navigatore in alcuni grandi raid. La classifica assoluta presenta al quarto posto l’equipaggio Roberto De Barba e Andrea Pra a bordo di un Land Rover Freelander, primi della categoria Turistic per i fuoristrada. L’assoluta segue con un quinto posto, e secondo dei Pro, per Marco Favaro e Riccardo Dotti su Panda 4×4 seconda serie, con alle spalle Fabio Raviola e Vito Bianchino a concludere il podio Raid. Luca Cinelli e Simone Pagano, noni assoluti, sono i secondi della categoria fuoristrada, con il loro imponente Nissan Patrol si sono distinti per i soccorsi ai compagni di avventura. Si salta al sedicesimo posto assoluto per trovare il terzo equipaggio a chiudere il podio Pro con il dj veneto Andrea Gaggia e Marco Dal Mas.

Gli impegnativi 500 km di trasferimento della 1^ tappa tra Hammamet e Douz, sono stati interrotti da una fermata “emozionale” a Mahres per la consegna, da parte degli equipaggi, dei 20 kg ciascuno di materiale scolastico per i bambini del centro SOS Villages des Enfantes. L’arrivo alle porte del deserto, nel lussuoso Hotel El Mouradi, ha fatto da contrasto con gli incontri, lungo la strada, di venditori di pane e tè caldo.

La 2^ tappa ha presentato il deserto: piste con pietre taglienti, terreno roccioso tra Douz, Matmata, Bir Soltane ed arrivo all’oasi di Ksar Ghilane per la cena e briefing attorno al fuoco. Il paesaggio lunare di Matmata, dove era previsto il riordino di metà percorso e il rifornimento carburante, ha dato modo di ricordare alcune scene del film Star Wars girate in quei crateri nel deserto, che sono invece vere e proprie abitazioni “troglodite” dove ancora oggi vivono alcune famiglie secondo le tradizioni berbere.

La 3^ tappa ha portato gli equipaggi nel cuore del deserto, da Ksar Ghilane al Campment di Zmela. Il fondo pietroso ha messo a dura prova sospensioni e gomme per cui diversi equipaggi sono rientrati con forature e ammortizzatori tranciati. Le dune, invece, han creato difficoltà agli equipaggi dal punto di vista dell’orientamento, caratteristica essenziale della manifestazione: molti sono coloro che si sono ritrovati fuori percorso, confusi dall’affrontare le basse dune tunisine. Tutti, pur provati, si sono dimostrati soddisfatti ed entusiasti del percorso, grati per la collaborazione e solidarietà tra concorrenti nel tirarsi reciprocamente fuori dai guai, pronti a godersi insieme una deliziosa cena berbera al Camp ed una notte nelle tipiche tende, sotto un cielo stellatissimo e raro per i nostri occhi.

La 4^ tappa nel cuore del deserto, con i tracciati tra il Campment di Zmela e il South West del Sahara per rientrare a Zmela, è stata affascinante, incantevole, pesante e determinante per la classifica, mettendo alla prova tutti e fuori dai primi posti del gioco alcuni, come le tre Panda di argentini che hanno sofferto la foratura di tutte le gomme disponibili. Risolte durante la notte le magagne meccaniche di alcuni, grazie all’assistenza del camion 4×4, la 5^ tappa ha donato ai concorrenti ciò che non si aspettavano, verso la via del ritorno per uscire dal Sahara. Fantastico il percorso guidato tra le dune arancioni lungo una serie di cordoni da superare, dove molti si sono insabbiati ed hanno ricevuto le esperte indicazioni della guida tunisina Arbi Ben Abdallah, prezioso collaboratore per l’organizzazione. Tra waypoint e CAP, la carovana di raiders, seguendo la pista sabbiosa è arrivata al fortino, ultimo avamposto dell’Impero romano, per ammirare dall’alto il Sahara e dimostrare tutti la gioia del vivere il deserto. Lungo il percorso sono stati trovati i nomadi con i loro bambini a cui sono stati donati molti capi di abbigliamento da parte dei partecipanti al raid. Famiglie nomadi autosufficienti, silenziose e trasparenti, vivono il deserto in simbiosi con la bassa vegetazione, impegnati nella pastorizia di alcuni capi, loro preziosa risorsa. Emozione pura che rimane nel cuore. Con il Sahara nell’anima, la fine sabbia nelle scarpe e tra i capelli, dopo una breve visita alla piazza di Douz, è stata presa la via del ritorno: i 500 km per la caotica Hammamet con le sue Medine, pronti per l’aereo e nave il giorno dopo e con la voglia di essere di nuovo lì presto, nel deserto, un luogo che, pur con le sue asperità, diventa inspiegabilmente casa. Organizzazione impeccabile, la soddisfazione ed emozione di Federico Didonè e di tutto lo staff fanno presupporre la seconda edizione per il 2020, sicuramente con una maggior partecipazione ed alcune migliorie per la gestione “mobile” di una manifestazione internazionale. 

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