Il Signor Rossi spesso è un personaggio immaginario preso ad esempio in diversi ambiti, si usa in quanto è uno dei cognomi italiani più comuni, ed anche nel mondo dei Rally ci sono tanti piloti e navigatori con questo cognome.
Allora restringiamo il cerchio a Maurizio Rossi, nato a Novara ma milanese d’adozione, partito con i Rally e poi diventato manager “factotum” sia a livello motoristico sportivo che in quello televisivo.
Una vita che lo vede sempre in giro per il mondo ma che in questi giorni lo sta “forzando” a lavorare in casa…dal computer, dunque ne approfittiamo per fare una piacevole chiaccherata.

Ciao Maurizio la passione nasce…
“Nasce da mio papà, Rossi-Guidetti erano spesso presenti alla gara automobilistica Mille Miglia”

Poi tocca a te continuare con le corse?
“Stacco la mia prima licenza rallystica nel 1972, corro il Ruota d’Oro, nei Rally ho corso sempre per il Jolly Club, che si trovava a Milano vicino a casa mia. Io correvo sulla A112 Abarth ma 58 HP, auto curata da Nocentini. Non facevo il trofeo A112, quelli si scannavano con le A112 70 HP, io invece correvo, magari le medesime gare, ma non in trofeo e mi sono preso delle belle soddisfazioni. Tra gli avversari ricordo Gianni Del Zoppo che però su terra era imbattibile, almeno per me”.

Maurizio Rossi, cognome comune ma ai tuoi tempi c’era anche un omonimo di Genova che correva?
“Esatto, stesso nome e cognome ed entrambi facevamo gare del TRN, eravamo fortunati perchè, a volte, mi attribuivano anche i suoi punti, e probabilmente capitava lo stesso a lui…non mi sono mai lamentato per questo”.

Dal 1972 fino al 1986 corri i Rally ma negli anni 80 trasformi un pò i tuoi obiettivi, che successe?
“Nel 1980 decido di fare un campionato serio, con la Ford Escort di Repetto, ma l’avventura dura poco causa un incidente al Monti Savonesi. Allora in quei giorni di riabilitazione e pausa forzata penso a fare una grande squadra, preparo le pubblicità io al centro sulla Ferrari (che avrei preso a noleggio) ed altre ragazze su auto spider. Piano piano partecipo a eventi , magari in veste d’apripista sulla Ferrari e delle belle ragazze sulle Ford Escort Cabriolet. Vedo subito che il successo è nell’ambito femminile ed io mi defilo ma proseguo con quel progetto. Prendo un camion della Canonica e lo presento con i nostri colori di Rete 4, abbiamo successo con protagonista le donne e la Ferrari prestata da Facetti. Abbiamo sempre più spazio, poi Carlo Micci, direttore sportivo Ford Italia ci supporta con le Ford Fiesta. Abbiamo Patricia Pilchard, Marina Perzy, Prisca Taruffi, Chantal Galli, Daniela Angei non ci mancano le auto 5 Ford Fiesta e 5 Ford Escort, tutte usate da donne, Daniela Angei e Chantal Galli vincono il titolo femminile. Non mancavano le risorse, per quei campionati in Ford (Prisca Taruffi e Chantal Galli) avevamo sia il muletto da terra che quello per l’asfalto, gomme a volontà con delle donne che spesso gareggiavano per l’assoluto, come successe a Tamara Vidali che sulla Lancia Delta di Nocentini vinse il Rally di Venezia”.

Dunque Rally, poi il team Rete 4 e anche turismo su pista.
“Quando ho corso lo facevo per il Jolly Club, poi con il Team Rete 4 avevamo 5 Ford gestite da Repetto ed altre 5 dagli Agnello, poi abbiamo corso anche con le Lancia Delta (Pepsi Cola e Charms, molti le ricorderanno), c’erano anche Sara Clerici e Roberta Termali e poi la pista sempre con Tamara Vidali, Bernardoni e Gallo ai tempi di Francia e Larini…ma io mi spostai più sull’Africa, sulle gare africane, come la Dakar o il Faraoni. In quel caso avevamo il supporto di Camel”.

Alla pista preferisci i raid e poi arriva Donnavventura?
“Con Donnavventura, avevo più spazio. 500/600 ora televisive, più contatti rispetto ai Rally e più sponsor. Il Rally era costoso e dispendioso. Ai tempi di Rete 4, non c’era ancora Berlusconi, avevamo provato a portare i Rally in TV, allora c’erano gli elicotteri, telecamere fisse per vedere più volte i piloti grazie alla formula di Rally Ronde dove vedevi più volti i protagonisti”.

Senza scordare la parte televisiva…
“Uscito dal mondo delle corse ho lavorato per la TV con Eurosport, 18 anni di televisione via satellite, proprio nel periodo in cui la tv passava al satellitare, poi sono tornato in Italia”.

Una vita pienamente vissuta e ci pare che tu abbia raggiunto i tuoi sogni?
“Una vita in cui ho seguito la passione per le corse, poi mi sono innamorato dell’Africa, ho anche aperto una scuola guida permanente nel deserto, avevamo le Opel Frontera, con le piantagioni di datteri. Le cose più belle nascono quando c’è la passione”.

Non dimentichiamo l’appuntamento domenicale su Rete 4 dalle ore 14:00 con Summer Beach /Donnavventura 

 

 

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