Al Rally 4 Regioni c’è stato un altro debutto eccellente, di cui ci eravamo scordati.  Guardando l’elenco iscritti non avevamo considerato la prima parte, quello che riguardava le R5, ed invece siamo stati ingannati perchè li si celava il 26enne Paolo Buscone che è riuscito a realizzare un sogno, debuttare nel Rally di casa, e ha potuto farlo con una vettura al top, in questo caso la Hyundai i20 R5 del team Bernini.

Paolo è anch’esso un figlio d’arte, il padre Giorgio infatti è stato uno dei piloti più forti della provincia pavese. Vincitore al 4 Regioni storico 2017, Giorgio ha vinto tanto anche fuori dalle sue zone, e possiamo considerare la sua stagione migliore quella del 1991, quando si è laureato campione italiano rally terra, inserendo dei prestigiosi risultati assoluti come la vittoria al Conca d’Oro e al Mantova, aggiungendole al Fettunta 1988 che vinse sulla BMW M3.

Abbiamo contattato Paolo per sapere com’è andata il debutto.

Ciao Paolo, a dire il vero non pensavamo che si potesse debuttare su una vettura R5 che trafila hai dovuto fare?

“Ho iniziato come tutti con il corso di prima licenza e poi la licenza nazionale, con le visite mediche e quella neurologica poi una abilitazione N4, fatta con una Mitsubishi Lancer e poi un’ulteriore abilitazione e passaggio di qualifica per avere la licenza C Senior. Anche economicamente è stato impegnativo”.

Come ti è venuto in mente di partire con una R5?

“Seguendo i Rally sin da piccolo ma anche ultimamente, vedevo che erano molti a usare vetture R5, e non solo campioni ma anche piloti ultracinquantenni e così, per gioco, ho voluto provarci anche per togliermi questa curiosità su quanto potesse essere difficile usare questa tipologia di vettura”.

Immagino tu l’abbia provata prima della gara?

“Prima del Rally no ma tempo fa ho fatto pochi giri sul circuito di Castelletto di Branduzzo (PV), in pista andavo  anche bene, però non ci sono pericoli, puoi ritardare una frenata e c’è molto spazio per correggere eventuali errori e nessun pericolo se esci. Su una R5 c’ero stato solo con mio papà Giorgio e non sembrava troppo difficile da usare. La mia sola esperienza su una macchina da Rally risale a molti anni fa sul ghiaccio a Riva Valdobbia su una N4 ma non avevo mai corso un Rally”.

Passare dalla pista alla strada non dev’essere stato semplice, che differenze?

“Non facendo alcun test ho debuttato su strada allo shake, se avessi fatto un test e relativi danni non avrei potuto correre e avrei dovuto pagare totalmente i danni, in gara invece c’è la polizza ed ero più tranquillo. Su strada è cambiato tutto, non avevo riferimenti, gli spazi erano differenti e ho avuto difficoltà per la frenata e la velocità in curva. Non avevo paura ma non sapevo fino a quando fidarmi della macchina e quando sulla Pozzol Groppo sei in 5° quasi piena a 160 orari non è semplice da capire cosa possa succedere. Inoltre era la prima volta anche con le note”.

Chi era il tuo navigatore e come ti sei relazionato con lui e con la confidenza delle note?

“Il navigatore è uno di quelli bravi, Nicolò Gonella, anzi bravissimo, anche se ero abbastanza calmo riusciva a farmi sentire tranquillo e correggere gli errori di guida. Ho avuto qualche difficoltà nei tagli, la strada si è sporcata molto, rispetto a quanto si pensava, le note non le abbiamo corrette ma essendo abituato a fare enduro e conoscendo comunque le strade oltrepadane mi ricordavo le curve che si erano sporcate. Poi alcuni tagli erano oramai obbligati ad essere fatti e dovevi per forza entrare nei binari. Sulla Rocca Susella c’erano davvero tanti tagli non segnati, poi ho visto alcuni passaggi e cameracar dei piloti locali che sono maestri a guidare sulle nostre strade”.

Dopo lo “shake” conoscevi la prova corta di Pozzol Groppo ma il giorno dopo si faceva sul serio con Oramala, com’è andata?

“Son partito bene, un buon ritmo e nessuna paura. Poi, verso metà prova in una zona della pineta, dietro una curva ho trovato una Fabia R5 incidentata (Tortorici n.d.r.) ed inizi a pensare che se lo fa un pilota esperto poteva succedere anche a me, poco più avanti ci siamo addirittura fermati perchè Ballerini, anche lui su Fabia R5, si era girato e stava facendo manovra per rimettersi in carreggiata, ed infine e toccato a me che sull’ultimo tornante mi sono girato sullo sporco, proprio dove stavate facendo la vostra diretta. Una prova in cui mi sono portato dietro il timore di sbagliare e l’ho fatto anche sulla successiva Rocca Susella”.

… e poi?

“Dopo il primo giro mi sono tranquillizzato ed il secondo giro è andato decisamente meglio. Con queste macchine vai veramente forte, non ho esperienza e l’ho usata sullo sporco. Non è difficile da guidare fino a certi livelli e se guidi pulito, basta fare belle staccate, non inventarsi nulla ed accelerare appena possibile. Molti mi hanno detto che la Hyundai i20 R5 sia anche una delle R5 più difficili e che il debutto sarebbe stato complicato ma per la mia inesperienza è andata benissimo. Devo ammettere che dopo l’ultima prova di Rocca Susella avrei voluto proseguire”.

Hai realizzato un sogno?

“Esattamente. Il mio sogno era di correre una gara ed il Rally 4 Regioni, quello di casa e famoso in tutta Europa, era il massimo. Non solo ma volevo debuttare con un auto top e in questo tipo di gara nazionale, il top era usare una R5. Mi sono divertito, sono arrivato senza fare danni, quando non me la sentivo ho alzato il piede e non dovevo dimostrare nulla a nessuno”.

Tuo papà Giorgio cosa ne pensa?

“Mio papà non sapeva nulla, lo ha saputo dopo che ho preso le varie abilitazioni e dovevo iscrivermi. Gli ho anche rubato la tuta”.

In conclusione che bilancio tracci e se ci sarà un futuro nel Rally?

“Le difficoltà solo legate alla velocità, la macchina tiene ma per inesperienza non ho voluto saperlo o provarlo. Io vengo dalle moto e posso dire di non aver paura, andare 160 in auto su strada è un pò come farlo a 70 orari nel bosco vicino gli alberi. Inoltre l’esperienza nei Rally è fondamentale e nel 4 Regioni ancor di più e l’hanno dimostrato i nostri piloti oltrepadani, qua si taglia e si sporca…a me la terra piace ma non era semplice affrontarla su questa vettura e fidarsi al 100%. Ti manca la fiducia soprattutto per inesperienza ma sono soddisfatto di come sia andata. Ora la testa è alla Sei giorni di Enduro che correrò con i miei fratelli Francesco e Riccardo, una sei giorni che si corre in Oltrepò sarà un altro sogno che si avvera, anche se in moto ho già corso, compresa la sei giorni che ho disputato in Francia. L’idea di fare un Rally a fine stagione, magari su terra e sempre su R5 c’è, magari una gara più lunga per vedere come va, tipo il Liburna a Novembre”.

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