La Dakar è finita e ha avuto i suoi campioni. Come ben sapete Carlos Sainz ha trionfato per la terza volta sulla terza macchina diversa; il primo successo avviene nel 2010 con la Volkswagen, per poi ripetersi nel 2018 con il Peugeot 3008 DKR. Ma anche tra le due ruote c’è un campione non meno importante. Ricky Brabec ha sbaragliato la concorrenza a bordo della sua fidata moto; è riuscito a portare al successo l’Honda dopo ben 31 anni. Ma l’americano e lo spagnolo non sono stati gli unici protagonisti per i numerosi tifosi che hanno seguito la corsa. Fernando Alonso è stato sotto i riflettori, soprattutto per la sua prima apparizione alla Dakar e per i grandi prospetti che ha dato a vedere durante i test effettuati nei mesi autunnali. La partenza del forte ex pilota di Formula 1 non è stata delle migliori. Nella prima tappa è già 11°, naturalmente un ottimo risultato per un rookie alle prime armi con il deserto e e sue insidie. Infatti, nonostante il passo degno, nella seconda tappa lo spagnolo colpisce una roccia rompendo la sospensione anteriore sinistra. Il risultato è una perdita di oltre due ore e si vede svanire l’ambizione di concludere nelle posizioni alte.

Ma Fernando non si arrende e continua a spingere per tutto il resto della gara, grazie anche ai suggerimenti e alle note ben scandite dall’esperto Marc Coma, che ormai di Dakar ne ha viste parecchie. Il duo si ritrova alla 10^ posizione, alle spalle di Saeidan, troppo distante per tentare un recupero e il sorpasso. La tappa Marathon è decisiva per l’equipaggio. Una cresta piuttosto secca viene affrontata dall’Hilux troppo velocemente, ribaltandosi più volte. Un errore dettato dalla foga, dall’inesperienza o forse anche da una nota chiamata male. Ma sta di fatto che la top 10 del dream-team viene persa, adagiandosi in un mesto 14° posto che comunque alla prima apparizione è di tutto rispetto.

“Se ritorno alla Dakar voglio vincere.” 

Una dichiarazione un po’ forte, forse troppo ambiziosa ma mette in risalto la determinazione del pilota. Come sappiamo, e soprattutto come sanno i piloti che corrono la Dakar e i Raid, diventa difficile riuscire nell’impresa ai primi colpi. Inoltre la concorrenza tra le auto è agguerrita con i nomi del calibro di Sainz, Al-Attiyah, De Villiers e altri fortissimi piloti che hanno già un ottimo bagaglio di esperienza.

“[…] Voglio un buggy. Troppo veloci.”

I buggy X-Raid finalmente quest’anno sono riusciti a vincere la corsa. In difficoltà i Toyota, che hanno avuto diversi problemi con le nuove BF Goodrich e Nasser Al-Attiyah non ne è per nulla contento. Sin dai tempi di Schlesser, si è lavorato per “favorire” i buggy con regole molto esplicite scritte anche da quest’ultimo, membro al tempo della Federazione Automobilistica Francese. Sappiamo che il mezzo da battere è il Toyota e Mini c’è riuscita, ma passare ad un buggy è la scelta migliore? Non lo sappiamo, ma l’esperienza gioca un ruolo importante. Auguriamo il meglio a Fernando Alonso, speranzosi di rivederlo nell’edizione 2021.

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