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Siamo arrivati fino a qui. Metà gara è andata ma la battaglia è ancora viva e vegeta, senza esclusione di colpi sia tra auto e moto. Tanti problemi, qualche polemica è già sorta – seppur sterile – ma il percorso finora non ha deluso le aspettative; forse fin troppo impegnativo sin dalle prime battute. David Castera ha portato una boccata d’aria fresca alla gara, ma seppur stia facendo un buon lavoro, le male lingue fan sempre in tempo a parlare. Infatti impazza la polemica sul fatto che l’ex dakariano stia favorendo le Toyota. Minestra già sentita? E non sbagliate. All’inizio degli anni duemila, si fece di tutto per cambiare il regolamento e favorire i buggy per far sì che finalmente Monsieur Jean Louis Schlesser potesse portare alla vittoria il suo mezzo. Chiaramente la situazione è ben diversa al giorno d’oggi; ci sentiamo di dire che al momento le due categorie sono alla pari. Non è ammissibile sentenziare delle accuse senza aver prima un briciolo di prova o parlare per il semplice gusto di farlo, solo perchè un mezzo al momento è nettamente superiore agli altri.

Ebbene si signori, con questa edizione stiamo assistendo ad una egemonia. Toyota con il nuovo Hilux T1+ ha fatto un lavoro straordinario; sia ciclisticamente sia dal fronte del propulsore. Il nuovo V6 Turbo, seppur più piccolo e con un peso (con dati alla mano) leggermente superiore al “vecchio” V8 sta dimostrando il suo valore. La prestazione di Nasser Al-Attiyah è degna di nota, si può anche affermare impeccabile fino ad ora. Al momento il qatariota è al comando della corsa con quasi un ora di vantaggio sul padrone di casa, Yazeed Al-Rajhi. Anch’essi su Toyota, ma con il team satellite Overdrive. Quest’ultimo corre con gli accorgimenti del nuovo regolamento T1+ ma con ancora montato il motore V8 Lexus, che vedavamo correre gli anni passati. La classifica parla chiaro: quattro Toyota nei primi cinque posti. Due ufficiali e due clienti. Solo Sebastièn Loeb è stato in grado, fino ad ora, di spezzare la catena giapponese. Il nove volte campione del mondo di rally aveva delle grandi aspettative ed in parte le sta esaudendo. L’Hunter del team BRX si sta comportando egregiamente anche se ancora pecca di affidabilità. Prodrive è sulla buona strada ma serve ancora sviluppo per essere al livello delle Toyota. Essere la davanti, comunque, è una bella soddisfazione contando di essere per il momento l’unica casa a poter tenere testa ai favoriti. Audi, beh è difficile pronunciarsi. Di test ne hanno fatti a bizzeffe, in Marocco. E’ forse questo il problema? A sorpresa per molti non è stato il motore ibrido a dare problemi ma bensì la ciclistica stessa della vettura. Sia Stephane Peterhansel che Carlos Sainz hanno avuto problemi alle sospensioni, quest’ultimo poi aiutato dal francese per poter proseguire la corsa. In questi casi non è il massimo dire “buona la prima”, ma come si sa riuscire ad essere competitivi al primo anno alla Dakar è molto difficile; speriamo che i dati raccolti siano sufficienti per evolvere la vettura nel migliore dei modi.

Tra le moto il gruppo è molto più compatto. In testa vediamo Sam Sunderland; il britannico dopo anni difficili si ritrova in testa alla corsa in sella alla GasGas. Il marchio spagnolo non era solito alle posizioni di testa. Che sia stato l’intervento di mamma KTM? Può essere, ma sta di fatto che la prestazione del giovane Sam sta dando i suoi frutti. Colpisce anche per il fatto di vedere due moto nei primi cinque posti; Daniel Sanders infatti è a solo 5′ dal compagno di squadra. Nel mezzo c’è solo Matthias Walkner. L’australiano, endurista ancor prima d’esser dakariano, sta proseguendo la sua gara seppur con alti e bassi. Strategia di gara? Effettivamente ci siamo posti questa domanda, vedendo il gruppo sempre molto compatto e team nei primi venti di cui difficilmente si sente nominare. L’ordine di partenza, sommato alla difficoltà del road book molto probabilmente ha influito e i piloti dopo l’esperienza dello scorso anno, hanno mangiato la foglia. Mantenere un distacco tale da poter recuperare ma mai vincere la tappa per evitare di aprire la strada il giorno successivo. In questo modo i piloti danno l’ottanta percento di ciò che possono, chiudendo le tappe nei primi dieci con exploit da podio per non arretrare troppo. Ne è la conferma, appunto, la prestazione di Walkner. Spezziamo una lancia a favore di Adrien Van Beveren che porta una dubbiosa Yamaha al 4° posto tenendo dietro di su un Pablo Quintanilla che sulla carta dovrebbe avere la moto da battere. Stessa cosa vale per Joan Barreda, ma lo spagnolo è solo 9° con alle spalle anche 1′ di penalità mentre a precederlo c’è l’ex compagno di squadra e campione uscente Kevin Benavides. Il passaggio all’arancione non è stato proprio digerito bene, ma dobbiamo anche dire che l’argentino esce da un anno difficile in cui è incappato in un infortunio durante l’allenamento e non è riuscito a testare bene la nuova moto. Chiudiamo con l’elogio al rookie Mason Klein che è 10° assoluto con la sua KTM clienti, ma anche al nostro Danilo Petrucci che nonostante la sfortuna ha riportato un italiano a vincere una tappa di Dakar dopo sedici anni.

Domani si riprende la corsa con la 7^ tappa e 402km si speciale da percorre. Ancora un mix di sabbia e terra, in cui diversi piloti potrebbero spiccare.

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